Studenti in gita a Ghedi, rivolta di 200 prof: "Eccesso di militarismo". La base: qui per la pace

Lettera di un gruppo di docenti bresciani contro le visite all’aeroporto. Critiche anche alle Frecce Tricolori: "Alto tasso di inquinamento". Il comandante: non facciamo propaganda, ma servizio alla comunità

Studenti in visita a Ghedi

Studenti in visita a Ghedi

Uno degli aeroporti militari più importanti d’Italia.  La base di Ghedi da anni è meta di visite degli studenti, dalle elementari all’università. Talvolta anche gli asili. Ma in tempi di tensioni internazionali e di conflitti combattute, la polemica si accende. E duecento insegnanti bresciani firmano una lettera intitolata "Il fascino indiscreto della guerra". A scriverla Patrizia Londero, insegnante dell’Istituto Bazoli di Desenzano.

Le firme certo non arrivano a costituire un campione decisivo sugli oltre 10mila docenti del territorio, ma sicuramente il messaggio è forte. Per la professoressa Londero Ghedi è "una base militare da cui più volte si sono alzati in volo aerei con il loro carico di morte da riversare su Paesi come Iraq nel 1991 e Serbia nel 1999 e dove sono custodite armi a testata nucleare che gli F35 dislocati nella base sono abilitati a trasportare e utilizzare". Nella missiva anche un attacco al Ministero chefa "proliferare proposte formative a sfondo militare".

«Mentre assistiamo impotenti allo sgretolarsi del diritto umanitario in numerose zone del mondo, allo stravolgimento di Paesi e popoli colpiti da armi di cielo e di terra che generano fame e migrazioni spesso senza speranza – scrivono i docenti – vediamo un fiorire di iniziative frutto anche dello zelo ministeriale che esortano le scuole a far partecipare gli alunni a uscite didattiche aventi per oggetto visite a mostre d’armi, a basi militari, a parate, addestramenti, alza-bandiera, a incontri con l’esercito". Le forze armate da sempre aprono le porte agli incontri didattici. E l’Aeronautica che gestisce Ghedi non fa eccezione.

"Le richieste sono numerosissime – spiega il comandante dell’Aerobase di Ghedi colonnello pilota Luca Giuseppe Vitaliti – . “Mettiamo le Ali ai nostri Sogni“, l’iniziativa che si organizza qui, è a un messaggio fondamentale per stimolare i ragazzi a perseguire i loro sogni con serietà e abnegazione, qualsiasi cosa desiderino studiare, purché ci mettano disciplina e impegno incondizionato. Non è uno strumento di propaganda, ma di ispirazione ai migliori valori, come dimostrano le visite di un asilo avvenuta recentemente e degli studenti del Politecnico di Milano che qui vedono e testano professionalità possibili anche nella vita civile, come la logistica, la meteorologia e le attività aerospaziali, le professioni tecniche nell’ambito dei servizi aeroportuali, l’addestramento al volo.

L’apertura della base è una risposta alle domande che il territorio e i cittadini ci esprimono ogni giorno. Noi siamo al servizio anche per soddisfare questo bisogno di conoscerci – prosegue il comandante –. Siamo un presidio di pace, uno strumento del Diritto internazionale umanitario". A Ghedi spesso si vedono i passaggi delle Frecce Tricolori. E il 16 aprile sarà un’altra occasione per assistere all’addestramento delle Frecce e conoscere l’attività del reparto. Ma anche sulla pattuglia acrobatica dell’Aeronautica si appuntano le critiche dei 200 insegnanti bresciani per "l’alto tasso di inquinamento acustico e dell’aria".

«Le visite delle scolaresche continuano – ancora il colonnello Vitaliti – le richieste sono molte e i ritorni sono positivi e generano interesse da altri istituti scolasticie. Nutrire il senso civico e la consapevolezza dell’importanza del ruolo di ogni cittadino per il Paese, promuovere l’unità e la sinergia tra le istituzioni dello Stato sono sicuramente obiettivi condivisi con le scuole. E possono essere promossi anche accogliendo le richieste di cittadini e istituti di conoscere missione e compiti affidati alle forze armate e di visitare basi militari".