Un cortocircuito in cui tutti, autisti e utenti, pagano le conseguenze dei mancati investimenti per sostenere il trasporto pubblico. In questo quadro va letto il nuovo sciopero che ieri ha creato grande disagio nei trasporti indetto da Cub Trasporti, Cobas Lavoro Privato, Orsa, Adl Cobas e Sindacato generale di base, per "indisponibilità datoriale ad aprire un confronto su diversi punti: aumento salariale di 300 euro; riduzione dell’orario di lavoro da 39 a 35 ore, a parità di salario e riduzione periodo di guida; l’adeguamento tutele in tema di sicurezza e salute sui luoghi lavoro e per gli utenti del Tpl; il blocco delle privatizzazioni e relative gare di appalto per il Tpl" e per "Mancato riscontro alla richiesta di convocazione per il negoziato del rinnovo Ccnl". Un tema, quello della retribuzione, che è all’origine della carenza di autisti, come è stato ribadito dagli autisti di Brescia Trasporti (urbano) che hanno preso parte al presidio davanti all’Agenzia delle entrate, e poi nell’incontro con i vertici.
"Un neoassunto non prende più di 1.300 euro al mese, in una città cara come Brescia non bastano", ha ricordato Fabio Simone, segretario Orsa Brescia nel confronto con il presidente dell’Agenzia Giancarlo Gentilini e con il direttore Massimo Lazzarini. Gli autisti lamentano di esser pagati per le ore di guida (5,5 in media in città), ma il tempo in cui sono di fatto al lavoro, considerando i ‘buchi’ tra le corse, arrivano a 8 al giorno; anche i ritardi, legati spesso al fatto che non ci siano corsie per i bus, vengono retribuiti solo dopo i 20 minuti. A fronte di questo, in città l’azienda, Brescia Trasporti, ha proposto all’Agenzia del Tpl una rimodulazione con un taglio di 108 ore di corse sul Tpl. "Una proposta che abbiamo accettato con riserva" ha spiegato Gentilini. F.P.