
ENTRATA L’ingresso dell’impianto Gedit di Montichiari (Fotolive)
Montichiari, 9 novembre 2016 - Buste di plastica, materiale in vetroresina e un materasso tra i rifiuti della Gedit di Montichiari: arriva la diffida della Provincia. Il provvedimento fa seguito all’ispezione dei tecnici del Broletto nell’impianto di località Levate, del 12 agosto scorso, quando trovarono in discarica rifiuti composti da un materasso, buste e contenitori di plastica di vario genere, onduline in vetroresina, tubazioni di plastica/gomma e altro identificati col codice EER 19.12.12. In realtà, questi materiali non risultavano trattati meccanicamente e per tanto non potevano essere identificati con quel codice. E’ partito quindi l’iter per la diffida a proseguire l’attività di accettare i rifiuti in difformità rispetto a quanto autorizzato. L’Aia (autorizzazione integrata ambientale) prevede infatti, per quanto riguarda le verifiche in loco, l’esame visivo e documentale di ogni carico di rifiuti all’ingresso in discarica, e all’occorrenza, anche un’analisi interna.
La normativa prevede inoltre di «effettuare l’ispezione visiva di ogni carico di rifiuti conferiti in discarica prima e dopo lo scarico e verificare la conformità del rifiuto alle caratteristiche indicate nel formulario di identificazione». Per la Provincia, le osservazioni presentate dalla ditta, tramite lo studio legale, non giustificano la presenza del materiale rinvenuto dai tecnici: per il Broletto, la ditta non ha effettuato il contro visivo prima e dopo lo scarico. Da qui, la diffida a continuare ad accettare rifiuti senza rispettare le prescrizioni e la disposizione ad effettuare la verifica visiva per ogni conferimento sia sul mezzo di trasporto in ingresso all’installazione (prima) sia al successivo deposito (dopo lo scarico). Il provvedimento è stato trasmesso anche a Comune, Ats e Arpa; la Gedit ha ora 60 giorni di tempo per fare ricorso.
Proprio in queste settimane, l’azienda è al centro del processo che vede sul banco degli imputati l’ex sindaco di Montichiari Elena Zanola, accusata di tentata violenza privata, falso e abuso di ufficio. Sotto la lente della Procura, la convenzione onerosa per la ditta, con cui il Comune le chiedeva contributi superiori rispetto a quanto richiesto ad altre aziende attive nello stesso settore. Da alcune intercettazioni, come emerso in una delle ultime udienze, risulterebbero pressioni della stessa ex-sindaco sulla polizia locale per far rilevare l’odore anche in assenza di criticità. Eppure quello dei miasmi è un problema serio nel comune bresciano, che nelle ultime settimane è stato alla ribalta anche della cronaca parlamentare (dei giorni scorsi una richiesta di approfondimenti al Ministro dell’Ambiente) per la vicenda dei malori alla scuola elementare di Vighizzolo, il 17 ottobre, per i cattivi odori. Gli accertamenti da parte degli enti competenti sono ancora in corso; la vicenda ha accelerato però l’iter dell’indagine epidemiologica, la prima dedicata specificatamente alla frazione monteclarense e alla Fascia d’oro, per capire l’impatto sulla salute di attività ad alto impatto ambientale in un territorio da «record», con ben 11 discariche e 40 metri cubi di rifiuti per abitante.