
Un lupo
Brescia – Da “strettamente protetto“ a “protetto“. Una parola in meno che si traduce in una minore protezione dei lupi ed una maggiore flessibilità degli Stati rispetto alla gestione della convivenza con questi carnivori. Con 371 voti a favore, 162 contrari e 37 astensioni, il Parlamento ha, di fatto, sostenuto la proposta della Commissione di modificare la direttiva Habitat per allineare lo status di protezione dei lupi alla Convenzione di Berna, abbassandolo, appunto, da strettamente protetto a protetto. Cosa succede ora?
In questa nuova cornice europea, gli Stati membri avranno maggiore flessibilità per ridurre al minimo l’impatto della crescente popolazione di lupi, adottando anche misure adeguate a circostanze regionali. Nulla vieta, comunque, che uno Stato decida di mantenere lo status di specie strettamente protetta nella legislazione nazionale, nonché applicare misure più rigorose per la sua tutela. La decisione europea ha scatenato reazioni contrapposte. Critico, ad esempio, il Wwf che, attraverso il responsabile affari legali e istituzionali, Dante Caserta ha spiegato che il voto del Parlamento europeo è «un pessimo segnale per la scienza e per chi crede in una coesistenza possibile tra uomo e fauna selvatica».
L’appello è al Governo, perché non recepisca questa decisione a livello nazionale. Poche le speranze, visto che il Governo italiano ha sostenuto il declassamento, ed ha condotto la battaglia a livello europeo. Positivo il giudizio di Federcaccia, perché «il ruolo dell’uomo è di bioregolatore, questo vuol dire garantire l’equilibrio dell’ecosistema, contenendone gli eccessi». Tra i cacciatori, tuttavia, c’è anche chi ritiene doveroso evitare facili entusiasmi, soprattutto all’indomani della chiusura di 475 valichi dal Tar lombardo.
«Capisco che in tempi di magra e di schiaffi dal TAR si cerchi di spacciare questa “vittoria“ come un qualcosa che possa interessare il mondo venatorio – commenta Filippo Grumi, cacciatore bresciano - ma in realtà è solo l’ennesimo piacere che si fa al mondo agricolo e dell’allevamento. Tuttavia, per gli ambientalisti è un provvedimento a favore delle lobby delle doppiette, così tocca a noi fare l’ennesima brutta figura. Considerato che poi non saranno nemmeno i cacciatori, un lontano domani, ad abbattere quel centinaio di esemplari che si riuscirà ad abbattere, viene da chiedersi, qui prodest occuparsi del problema? Mentre oggi i 50mila cacciatori lombardi annaspano, alcuni nostri dirigenti festeggiano dopo 5 anni un risultato che, nella lista delle priorità di ogni singolo cacciatore, non viene nemmeno nei primi 100 posti».