Brescia, 7 settembre 2023 – Manlio Milani e Arnaldo Trebeschi sono presenti, come sempre, a ogni udienza, a ogni appuntamento di una vicenda senza fine. Milani ha perduto la moglie Livia, a Trebeschi l'ordigno di piazza della Loggia ha strappato il fratello Alberto e la cognata Clementina (Clem) Calzari.
Oggi è cominciato il processo a Marco Toffaloni, l’ex militante veronese di Ordine Nuovo accusato di essere uno degli esecutori materiali della strage, ma il Tribunale dei minori di Brescia ha deciso che si deve ripartire dall’udienza preliminare, accogliendo un'eccezione della difesa dell'uomo, all'epoca minorenne. Agli atti non risultava un'elezione di domicilio valida, circostanza che ha portato alla nullità di tutte le notifiche. Si ricomincia dunque dal gup e da una nuova decisione sul rinvio a giudizio.
“Ci va bene così - dice Milani, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime -. E' preferibile non correre nessun tipo di rischio, neppure sul piano formale. Meglio un passo indietro oggi che tre indietro domani, con il rischio di rifare tutto. Ciò che ci interessa è l'accertamento della verità e che questa, una volta raggiunta, sia inattaccabile sotto tutti i punti di vista, anche formali. Con la consapevolezza che la verità giudiziaria è all'interno di una verità storica più ampia e articolata. Sono passati cinquant'anni. Certi disguidi, anche di carattere formale, possono accadere. Andiamo avanti. E' vero, io ho sempre parlato di una sorta di maledizione, ma sopportiamo anche questo. L'importante è che quando si parte si parta bene e si arrivi a dei risultati. La nuova inchiesta è nel solco della sentenza del 2017 (la condanna definitiva in Cassazione di Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte - ndr). Nelle motivazione della sentenza si parla anche dell'esigenza di approfondire la 'malavita istituzionale', riferendosi ai depistaggi ".