BEATRICE RASPA
Cronaca

Fiamme e fucili di precisione per uccidere un pentito: così è stato fermato il commando del presunto boss

Brescia, è Vincenzo Sarno. Con lui altri quattro destinatari di misure cautelari. Per la Procura il piano era incendiare l’auto di un ex collaboratore di giustizia

Le indagini avviate nel 2022 sono state affidate dalla Dda alla Dia di Brescia

Le indagini avviate nel 2022 sono state affidate dalla Dda alla Dia di Brescia

BRESCIA – Era già stato fermato il 6 febbraio. E ora è scattata la misura cautelare in carcere, per lui e altre quattro persone. Si parla di Vincenzo Sarno, 55enne napoletano presunto boss della camorra, arrestato ieri in esecuzione di un’ordinanza di custodia in cella nell’ambito dell’operazione “Break out” dell’Antimafia di Brescia. Tentato omicidio (con metodo mafioso) e detenzione illegale di armi alterate, le accuse contestate.

L’inchiesta prese le mosse nel gennaio 2022 per l’incendio dell’auto posteggiata fuori casa di un ex collaboratore di giustizia, un 57enne napoletano che all’epoca viveva a Brescia, nel quartiere di Urago Mella. Un tentato omicidio sfumato solo per l’intervento dei vigili del fuoco e della polizia, è convinta la procura.

Il rogo era stato appiccato mettendo della diavolina su uno pneumatico con lo scopo di costringere il proprietario a uscire in strada, cosa che non fece. I trascorsi criminali del ‘pentito’ avevano subito fatto ipotizzare un gesto intimidatorio. La Dda, quindi, delegò la Dia di Brescia per indagare. Saltò fuori un progetto omicidiario organizzato da un gruppo capeggiato da un altro ‘pentito’, Vincenzo Sarno, ritiene la procura, tempo addietro ritenuto figura apicale dei Sarno di Ponticelli, tuttora sotto protezione.

Oltre al presunto boss nelle scorse ore sono stati arrestati due complici – entrambi residenti a Modena – individuati per sparare al collaboratore di giustizia a Brescia, un terzo uomo che all’epoca abitava a Brescia incaricato (ipotesi) dei sopralluoghi preventivi a Urago Mella, infine un quarto uomo (residente a Genova) che avrebbe fornito la pistola. Nelle scorse settimane era stato fermato anche un terzo collaboratore di giustizia ammanettato in seguito all’acquisto di un fucile di precisione Remington completo di ottica e munizioni, provento di furti in casa, con l’intento di commettere un omicidio. Due uomini infine erano stati fermati per porto illegale di armi da sparo in luogo pubblico (due pistole Beretta con matricole abrase).