BEATRICE RASPA
Cronaca

Ucciso davanti al bar, l’accusa chiede 22 anni

"Le frasi dette ad alcuni testimoni, “Qualcuno in quella famiglia deve morire“, “pagherà il sangue“ sono rivelatrici di un disprezzo...

"Le frasi dette ad alcuni testimoni, “Qualcuno in quella famiglia deve morire“, “pagherà il sangue“ sono rivelatrici di un disprezzo totale da parte dell’imputato della vita umana, considerata uno strumento per pareggiare un bilancio". Lo ha detto ieri in Assise al termine della sua requisitoria il pm Francesco Carlo Milanesi, che ha chiesto una condanna a 22 anni per il 55enne albanese Petrit Gega. Gega è a processo per l’omicidio del connazionale Alfons Kola, 33 anni, ucciso a coltellate il 31 maggio 2023 di fronte al bar Papagal di Calcinatello. Il delitto per l’accusa maturò come epilogo di una faida familiare iniziata anni prima in Albania forse per una questione di droga. Un cugino della vittima in aula ha riferito che l’imputato aveva già provato a sparare a suo fratello e lui stesso fu minacciato. Stando all’accusa Gega andò in quel bar per uccidere e risponde della premeditazione, posta in equivalenza dal pm al vizio parziale di mente che una perizia diagnosticò all’omicida, il quale disse di aver ucciso perché sentiva "le voci". "Si è portato da casa due coltelli da cucina, ha atteso due ore per aggredire Kola, il quale colpendolo con una spranga si è solo difeso" ha detto Milanesi. Per le parti civili - la madre e il fratello della vittima - l’imputato "ha elaborato una strategia difensiva ma era capace di intendere e di volere". Al contrario per il difensore, Gianfranco Abate, Gega merita l’assoluzione per legittima difesa: "Fu Kola a colpirlo per primo alla testa. I testimoni che affermano il contrario sono parenti e amici della vittima Quanto all’idea della faida familiare, evoca una mafiosità di cui non ci sono prove". Sentenza il 21 luglio. Beatrice Raspa