Enrico Camanzi
Cronaca

Massimo Cellino, vita da presidente: il numero 17 cancellato dalle tribune, l’allenatore licenziato per sbaglio, la pizza in cella

Lo scaramantico numero uno sardo del Brescia Calcio, a rischio serie C per presunte irregolarità fiscali, è alla guida dei biancazzurri dopo essere stato proprietario del Cagliari (centrò una semifinale in Coppa Uefa) e del Leeds United in Inghilterra

Due immagini di Massimo Cellino: in tribuna al Rigamonti e all'epoca di Cagliari

Due immagini di Massimo Cellino: in tribuna al Rigamonti e all'epoca di Cagliari

Brescia, 19 maggio 2025 – Nel calcio c’è chi colleziona le figurine e chi colleziona le squadre. O le teste degli allenatori. Appartiene alla seconda categoria Massimo Cellino, presidente-padrone del Brescia a rischio retrocessione in serie C per illecito sportivo, dopo una salvezza faticosamente conquistata sul campo.

La società avrebbe commesso irregolarità nel pagamento dei contributi riguardanti le mensilità di dicembre, gennaio, febbraio; ragion per cui la magistratura sportiva starebbe pensando di punire i biancazzurri con quattro punti di penalizzazione, da scontare nella classifica di questa stagione. Un “taglio” che farebbe sprofondare le rondinelle in terza serie. 

Un colpo, quest’ultimo, che potrebbe anche portare a una conclusione traumatica l’avventura di Cellino alla guida del Brescia, già scossa in numerose occasioni da frizioni con la tifoseria, sfociate in pesanti contestazioni.

La gioventù

Massimo Cellino, classe 1956, nasce a Cagliari, in Sardegna, città della cui squadra – vincitrice di un memorabile scudetto nel 1970 e simbolo dell’intera isola – diventerà presidente nel 1992. In gioventù, abbandonati gli studi in Economia e Commercio, inizia ben presto a lavorare nell’azienda di famiglia, attiva nella commercializzazione di frumento e generi alimentari derivati, in primis la pasta con il marchio Di Sardegna. 

La vita del giovane Cellino è scossa da due eventi che ne segnano gli anni della formazione. Fra il 1978 e il 1983, infatti, si trasferisce in Australia, dopo che alla famiglia sono arrivate lettere anonime contenenti minacce. Papà Ercole, intanto, gira con la scorta. Al suo ritorno, nel 1984, è vittima di un incidente stradale, alla guida della sua Ferrari Berlinetta. Soccorso, è trasportato in ospedale d’urgenza. Resterà qualche giorno in coma.

Il calcio sull’Isola

L’avventura nel mondo del calcio inizia nel 1992, quando Cellino corona il suo sogno rilevando il Cagliari dai fratelli Orrù. Sotto la sua guida i rossoblù vivono stagioni di successo, seppure macchiate da qualche caduta.

Cellino tiene in pugno la società con piglio da presidente vecchio stampo, vivendo un rapporto di amore e odio con gli aficionados del club tricolore nel 1970. Apre sovente il portafoglio, portando sull’isola campioni come Patrick M’boma, il povero Fabian O’Neill, David Suazo e Gianfranco Zola, riportato a casa da Londra, sponda Chelsea, ma anche una pletora di “bidoni”, soprattutto nell’ultimo periodo di presidenza. 

Il meglio lo dà al debutto nel 1992, quando con Mazzone in panchina, il Cagliari chiude al sesto posto, qualificandosi in Coppa Uefa, competizione in cui l’anno successivo raggiungerà le semifinali, venendo eliminata dall’Inter in un derby europeo. Nei 22 anni di reggenza-Cellino, però, i sardi finiranno anche due volte in serie B. 

Il presidente, intanto, si conquista la fama di “mangia-allenatori”, cambiandone dodici in tutto, alcuni richiamati in più di un’occasione, oltre che di numero uno fumantino, protagonista di memorabili sfuriate contro arbitri e supporter. Si segnala anche per la scaramanzia, per esempio comandando la rimozione del posto 17 da ogni settore dello stadio Sant’Elia, sostituito con il 16B. Diventa anche vicepresidente della Lega Calcio, stabilendo un solido asse con Adriano Galliani, allora amministratore delegato del Milan di Silvio Berlusconi.

Nel 2014 cede il suo pacchetto di quote a una società rappresentata dall’imprenditore Tommaso Giulini. Mai nessuno è stato al comando del Cagliari per un periodo tanto lungo.

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Le avventure inglesi

La fame di calcio è sempre stata tanta. A tal punto che, ancora quando è presidente dei rossoblù, Cellino decide di varcare la manica e di tentare la fortuna in Inghilterra. Ci prova nel 2010 con il glorioso (e turbolento, almeno sul fronte della tifoseria) West Ham, ma la trattativa londinese gli dice male. Dovrà viaggiare centinaia di chilometri più a nord. Quattro anni più tardi, nel 2014, diventa padrone del Leeds United, nobile decaduta del pallone britannico. 

Iniziata sotto la lente della Football League, che gli contesta una condanna in primo grado con l’accusa di evasione fiscale, la vicenda nella squadra che fu di Don Revie e giocatori come Peter Lorimer e Billy Bremner è burrascosa. In poco più di tre anni Cellino non riesce a riportare i “peacocks” in Premier League, obiettivo minimo che si pone al suo insediamento.

Non lascia traccia di sé, insomma, se non per le liti e gli scatti d’ira dei quali si rende protagonista con dirigenti, allenatori e giocatore. “Mi sembrava di stare in un manicomio”, ricorderà in un’intervista Graham Bean, componente del board del Leeds United. Fra gli episodi cult – in senso negativo – la rinuncia all’acquisto della futura star del Liverpool Virgil Van Dijk a favore dell’ex Catania Giuseppe Bellusci. E il licenziamento del manager Brian McDermott a causa di un'incomprensione linguistica rivelata dallo stesso Cellino. “Parlavo un pessimo inglese – raccontò – vidi un orribile divano viola in sede e chiesi di cambiarlo. Solo che pronunciai ‘couch’ (divano, ndr) come ‘coach' (allenatore, ndr). E così fecero fuori McDermott".

L’approdo a Brescia

Finita l’avventura in Lancashire, Cellino torna a fare rotta sull’Italia, rilevando nell’agosto del 2017 il Brescia, che ha terminato il campionato nelle secche della serie B. L’inizio, come a Cagliari, è da premio Oscar. Cellino spende e spande, anche per rinnovare le strutture tecniche del club, a partire dallo stadio Rigamonti e del centro per gli allenamenti, impresa quest’ultima che gli costerà un’inchiesta a carico. Centra subito la promozione in serie A, grazie a una serie di acquisti azzeccati. E contribuisce al lancio di Sandro Tonali, futuro tricolore con il Milan e pilastro della Nazionale.

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Tanto immediata è la risalita, quanto rapido è il ritorno in cadetteria, dove inizia un su e giù in stile yo-yo che mette a dura prova le coronarie dei tifosi. Già un paio di anni fa era arrivata la retrocessione in serie C, successivamente cancellata grazie a un fortunato ripescaggio. Ora, dopo una salvezza acchiappata all’ultimo guizzo, la batosta del possibile degradamento per questioni legate a un presunto illecito amministrativo.

Il rapporto con i caldi supporter delle rondinelle è, ovviamente, sul perenne orlo di una crisi di nervi. Gli ultras, ma anche i tifosi delle tribune, non hanno mancato di far sentire il loro dissenso a fronte di risultati considerati scadenti e scelte societarie reputate confuse. Arrivando a organizzare una “camminata dell’orgoglio biancazzurro”, ma anche dimostrazioni meno pacifiche come il lancio di uova verso gli uffici della società e le scritte d’insulti sui muri dello stadio. Il presidente, da parte sua, ventila da tempo la cessione del club, in un tiremolla sfibrante per tifosi e città.

Le vicende giudiziarie

Oltre a collezionare club calcistici, Cellino ha fatto incetta di meno commendevoli inchieste a suo carico. Lo slalom fra i paletti della giustizia comprende anche le inforcate di due arresti.

Nel 1996, quando con la sorella Lucina è accusato di truffa ai danni della UE per irregolarità nell’acquisto di scorte di grano (patteggerà una pena nel 2000). E nel 2013, quando finisce in carcere nell’ambito di un’inchiesta sulla realizzazione del nuovo stadio del Cagliari. I detenuti lo accoglieranno in cella offrendogli una pizza. Finirà bene, assolto da ogni accusa nei processi che seguiranno.

Gli ultimi passi falsi? Nel 2022, per una serie di presunti reati fiscali riguardanti un trust inglese, subisce un sequestro di beni da 59 milioni di euro, compresa una villa sul Garda. Il provvedimento viene annullato dal Riesame l’anno successivo, con disposizione di dissequestro. A marzo di quest’anno, infine, Cellino viene indagato con l’accusa di appropriazione indebita. Non avrebbe pagato il noleggio di un maxi-schermo e di un generatore installati al Rigamonti. 

Si è chiuso con l’assoluzione in Appello, invece, il processo per le presunte irregolarià nell’acquisto di terreni a Torbole Casaglia, dove è stato realizzato il centro sportivo del Brescia.