Marco Melega pulisce la Lamborghini (e non solo) con le cartelle esattoriali per 50 milioni di euro

L’imprenditore cremonese, residente nel bresciano, ha poi precisato il senso del suo post: la mia è una provocazione per sensibilizzare su tema del rapporto tra imprenditori e istituzioni

Padenghe sul Garda (Brescia) – "La carta non si butta. Si usa. Soprattutto quella molto cara. Siate liberi di commentare con suggerimenti alternativi su come utilizzare carta che costa 50 milioni di euro”.

Le cartelle esattoriali

Con questa didascalia Marco Melega, imprenditore 51enne, cremonese ma residente a Padenghe sul Garda (recentemente condannato a 10 anni e 5 mesi per associazione a delinquere finalizzata alle truffe online, frode fiscale, autoriciclaggio e bancarotta) ha pubblicato una settimana fa un video e un paio di foto su Instagram in cui mostra tre usi “creativi” per le cartelle esattoriali da 50 milioni di euro ricevute dall’Agenzia delle Entrate: le arrotola come per fumarsi una canna, le usa come carta igienica oppure ci pulisce la Lamborghini. 

Un video che il buon gusto lo vede col binocolo, anche se sotto al post ha raccolto anche diversi messaggi di approvazione. Probabilmente, però, sono stati anche tanti i messaggi di protesta specie da chi le tasse le paga regolarmente e così, poche ore dopo lo stesso Melega – con un passato e un presente anche da produttore discografico – ha pubblicato un video di precisazioni. 

Il video di precisazioni

Doverose precisazioni rispetto alle carte da 50 milioni postate ieri, che costituiscono una semplice provocazione atta a sensibilizzare un aspetto nel rapporto tra istituzioni ed imprenditori che a mio parere va ottimizzato. Massimo rispetto per tutti”.

Nel video, l’imprenditore, sereno e sorridente nonostante i guai, spiega: “A me pare abbastanza evidente che i miei post sono provocatori, che puntano a sensibilizzare su un tema, che è quello del rapporto tra imprenditore e istituzioni. L’imprenditore è un elemento essenziale del tessuto economico del nostro Paese e credo che vada supportato e non trattato con atteggiamenti soppressivi. Soprattutto quando vi è un potenziale contenzioso e ci sono in ballo delle cifre importanti. Adesso come funziona? Funziona che vengono emesse delle cartelle a pagamento su base presuntiva e questo non è giusto, non è corretto. due parti quando litigano intanto dovrebbero cercare di andare d’accordo in via bonaria. Poi quando non si trova la via bonaria, si va per via giudiziale. Ma eventuali cartelle di pagamento devono essere emesse alla fine della discussione e non all’inizio. Questo è il mio pensiero". 

Chi è Marco Melega 

La carriera di Marco Melega comincia nel 1992 fonda la System Mail Organization, una particolare iniziativa imprenditoriale basata sulla diffusione di prodotti editoriali a mezzo di un sistema di marketing piramidale per corrispondenza, i cui numeri e diffusione lo portarono alla ribalta nazionale. L’anno successivo la trasmissione “Mi manda Lubrano” gli contestò il sistema di diffusione per corrispondenza, assimilandolo ad una catena di Sant'Antonio. Nel 1995 lancia una propria linea di camiceria, denominata appunto “Marco Melega” che aveva quale testimonial Marco Balestri. La distribuzione dei prodotti era stata studiata sempre con il sistema del marketing piramidale, ma non ebbe i riscontri dell'iniziativa precedente.

Nel 1998 fonda l’azienda pubblicitaria Agoros, il cui marchio tra gli anni 2000 e 2004 apparve in numerosi quotidiani, riviste e tv con campagne pubblicitarie che ritraevano Marco Melega quale protagonista in qualità di amministratore delegato. In quegli anni il marchio fu anche sponsor tecnico dell'Inter e di partite di calcio nei campionati di Coppa UEFA, Coppia Italia e Champions League.

Nel ‘97 inizia anche la carriera di produttore musicale. Fonda insieme a Marco Biondi ed Enzo Fargetta l’etichetta Dinamicadischi. Negli anni successivi ne nascono altre  con un’attenzione prioritaria alla musica house, dance, lounge e chill house internazionale. E ancora, nel 2010 fonda la Crevit Italia Spa, società che assunse fama nazionale nel 2014 con il lancio della valuta complementare “Crevit”.

Nel frattempo però nel 2019 arriva l’inchiesta della Guardia di Finanza “Doppio click”, che ha portato nel novembre di quest’anno alla condanna: dieci anni, cinque mesi e quindici giorni di galera. In quattro anni, dal 2016 al 2019, avrebbe ingannato un gran numero di acquirenti. La guardia di finanza gli ha anche sequestrato beni per 1.3 milioni di euro. Il tribunale di Cremona ha riconosciuto, nel processo di primo grado, Melega colpevole di truffa, bancarotta, emissione di fatture false e autoriciclaggio perpetrata attraverso i suoi siti Advstocks e Marashopping, con i quali avrebbe venduto qualsiasi tipo di prodotti - dai vini pregiati all’abbigliamento, dai carburanti ai casalinghi - incassando i soldi, ma mai consegnando la merce pagata. I legali ricorreranno in appello.