Dieci anni, cinque mesi e quindici giorni di galera per Marco Melega, 51enne imprenditore cremasco che in quattro anni, dal 2016 al 2019, ha ingannato un gran numero di acquirenti, sottraendo loro milioni di euro. La guardia di finanza gli ha anche sequestrato beni per 1.3 milioni di euro.
Questa la decisione del tribunale di Cremona, che ha riconosciuto Melega colpevole di truffa, bancarotta, emissione di fatture false e autoriciclaggio perpetrata attraverso i suoi siti Advstocks e Marashopping, con i quali vendeva qualsiasi tipo di prodotti - dai vini pregiati all’abbigliamento, dai carburanti ai casalingh - incassando i soldi, ma mai consegnando la merce pagata. Il pubblico ministero Chiara Treballi aveva chiesto di condannare l’imprenditore a dieci anni di reclusione e il tribunale ha ribadito che il complice era Cristiano Visigalli, condannato con il rito abbreviato a quattro anni e sei mesi.
Entrambi gli imputati si sono rimpallati le responsabilità e i giudici li hanno condannati tutti e due. La decisione del tribunale di Cremona è arrivata dopo 27 udienze e di certo i legali dell’imprenditore, Luca Angeleri e Ilenia Peotta, ricorreranno in appello: "Ci aspettavamo questa sentenza – hanno detto – perché a questo punto una soluzione era improbabile. Ma la strada è lunga e aspettiamo di leggere le motivazioni, tra novanta giorni, per poi studiare l’appello". Secondo i legali ci sono ancora molte cose da discutere e in appello ci sarà ancora modo di ribadire le ragioni del loro cliente.
La carriera di Marco Melega comincia nel 1998, dopo gli studi negli Stati Uniti. Fonda Agoros, parte a spron battuto con la pubblicità su giornali e televisioni nazionali, rastrella contratti. Ma comincia anche, secondo l’accusa, a utilizzare società cartiere con a capo teste di legno, cioè persone del tutto estranee al campo d’azione delle società stesse. Il meccanismo di Melega, secondo la requisitoria del pm Treballi, era quello di dirottare i soldi incassati dalle truffe on line a proprio vantaggio, lasciando i clienti senza merce e senza denaro. Tutto bene fino al 2019. Poi è arrivato la guardia di finanza con l’inchiesta Doppio click e l’arresto.