F.P.
Cronaca

Brescia, ascensore rotto da venti giorni: è un’impresa ogni soccorso

Si attende l’arrivo del materiale tecnico per il ripristino, ma intanto gli inquilini di via Carpaccio 27 devono arrangiarsi come possono

I soccorsi devono usare le scale perché l'ascensore è rotto

I soccorsi devono usare le scale perché l'ascensore è rotto

Brescia – Si attende l’arrivo del materiale tecnico necessario a riattivare l’ascensore, ma intanto gli inquilini di via Carpaccio 27 devono arrangiarsi come possono. Una situazione che va avanti dal 9 giugno quella registrata nel condominio di proprietà comunale ma in gestione all’Aler, a San Polo. A denunciarla, il comitato inquilini e l’associazione Diritti per tutti.

In via Carpaccio 27, infatti, l’ascensore è rotto da 20 giorni. L’Aler ha comunicato che serve una manutenzione straordinaria e di aver incaricato, per questo, una ditta. Era l’11 giugno e l’Agenzia regionale per l’edilizia residenziale precisava che la “riattivazione dell’impianto è prevista indicativamente entro 7 giorni”. Nella lettera, l’Aler si scusava per il disagio e affermava di restare a disposizione per ulteriori chiarimenti. Da allora, però, gli inquilini non avrebbero più ricevuto risposte.

Negli ultimi 10 giorni sono intervenute 5 ambulanze ed i soccorritori hanno dovuto trasportare a braccio per le scale anziani ed invalidi che si sono sentiti male. Lunedì è toccato a Francesco, 85 anni, semiparalizzato e impossibilitato a fare le scale. Inoltre molti residenti, per questioni di età e patologie, sono di fatto bloccati in casa, senza poter cercare di sfuggire almeno nelle ore serali al caldo afoso di questi giorni con una boccata d’aria al parco. Alla luce della nuova convenzione tra Comune e Aler, il comitato chiede “dov’è la manutenzione più efficiente? Scatteranno penali per il ritardo nella riattivazione dell’ascensore? Dov’è il maggior ascolto verso gli inquilini?”.

La nuova convenzione è stata approvata in consiglio comunale venerdì, per cui è forse prematuro vederne già i frutti. Gli inquilini promettono, comunque, di continuare la loro battaglia di dignità per chi abita nelle case popolari.