La guerra dell’acqua: "Il pericolo è arrivare a dover scegliere tra coltivazioni e altro"

L’avvertimento di Confagricoltura Brescia, con i laghi lombardi che servono anche per uso idropotabile, turistico e ambientale

La guerra dell’acqua  "Il pericolo è arrivare   a dover scegliere  tra coltivazioni e altro"

La guerra dell’acqua "Il pericolo è arrivare a dover scegliere tra coltivazioni e altro"

Brescia – C’è chi sta ritardando la semina. E chi modifica la programmazione. Ma, al netto di ciò che ciascuno può fare, nei campi l’allerta è massima per la carenza d’acqua. Ad aprile dovrebbero partire le concessioni irrigue, ma quasi ovunque si aspetterà a rilasciare acqua nei canali.

"In alcuni territori stiamo già facendo l’irrigazione di soccorso per i cereali autunno-vernini, che normalmente si faceva a maggio – spiega Giovanni Garbelli, presidente Confagricoltura Brescia – In pratica siamo in anticipo di due mesi". Gennaio e febbraio sono stati straordinariamente asciutti, con -62% di pioggia rispetto allo stesso periodo dei 15 anni precedenti, che si traducono in -2 miliardi di metri cubi in meno di precipitazioni, secondo i dati Arpa elaborati da Legambiente Lombardia. Con il manto nevoso dimezzato, i pochi bacini d’accumulo a secco, l’unica vera riserva d’acqua resteranno i laghi che però in Lombardia a marzo hanno un riempimento medio del 30% e servono anche per uso idropotabile, turistico e ambientale (c’è sempre il tema del cuneo salino nel Po).

"Bisogna accumulare ora l’acqua nei laghi – commenta Garbelli – e invece vediamo che continua a uscire troppa acqua. Il Sebino, ad esempio, con un livello di 120 centimetri d’acqua può garantire una stagione irrigua di 60 giorni: adesso, però, è a -4, con un deflusso di 13 m3s quando ne basterebbe la metà per garantire il deflusso minimo vitale. L’Eridio è messo un po’ meglio, perché è a circa il 50% di riempimento, ma se non piove anche lì la situazione diventerà complicata. Non vorremmo mai arrivare a scegliere tra usare l’acqua per le coltivazioni o per altro".

Negli ultimi anni molte realtà agricole si sono orientate verso l’irrigazione a goccia. "Perché non c’è manodopera – precisa Garbelli – anche se oggi lo si abbina al risparmio idrico. Ma attenzione: se tutti dovessero fare questo tipo di irrigazione, si cambierebbe la geologia delle falde".

Anche per Legambiente Lombardia occorre ridurre i fabbisogni estivi e le colture più idroesigenti, a partire dal mais, ma bisogna anche rimetter al centro l’attenzione per la falda, per cui le acque invernali in canali e marcite e quelle primaverili di prati e risaie sono una risorsa da non sottovalutare.