
BRESCIA Ogni mattina si sveglia alle 4, prega e poi si prepara per andare al lavoro, con la consapevolezza che,...
BRESCIA Ogni mattina si sveglia alle 4, prega e poi si prepara per andare al lavoro, con la consapevolezza che, grazie al nuovo impiego, può progettare un futuro migliore. Sarr Ousmane (foto), 23 anni, senegalese in Italia da due anni, è uno dei giovani beneficiari di protezione internazionale che ha trovato un lavoro in Cauto impresa cooperativa sociale di Rete Cauto, grazie al progetto Labora. Avviato nel 2017, il progetto ha permesso di attivare 65 tirocini destinati a richiedenti asilo, beneficiari di protezione e rifugiati, con un 30% dei percorsi trasformati in assunzioni all’interno della rete di cooperative. Solo nel 2024 sono stati avviati 11 nuovi tirocini. "Sono contento per la fiducia che mi hanno dato e l’esperienza di lavoro, il rispetto. Sapere che tutti i colleghi vogliono lavorare con me mi fa sentire bene". Analoga la storia di Abou, arrivato dalla Guinea ed inserito sempre in Cauto. "Per me il lavoro è importante, perché permette di risolvere i problemi e di guardare al futuro". Grazie al progetto Labora, per il secondo anno Cauto è tra le imprese premiate nell’ambito di “Welcome. Working for refugee integration“, il programma promosso da Unhcr per valorizzare l’impegno delle aziende italiane nell’inclusione lavorativa delle persone rifugiate. Premiate anche Rubinetterie Bresciane e Omb Technology, per le quali la cooperativa ha fatto da “ponte“, così come A2A e Ance Brescia. In un contesto di calo demografico, l’inclusione di persone entusiaste di poter ricostruire una biografia di integrazione nel Paese a cui chiedono rifugio, "dovrebbe essere un’azione logica, razionale, opportuna e necessaria, prima ancora che altruista. Oggi – spiega Beppe Bruni, direttore risorse umane Rete Cauto - non è sempre così". F.P.