BEATRICE RASPA
Cronaca

Ingiusta detenzione. Medico assolto due volte risarcito dallo Stato

L’ex primario del Pronto soccorso di Montichiari era stato accusato dell’omicidio di due pazienti e privato della libertà per 522 giorni.

L’ex primario del Pronto soccorso di Montichiari era stato accusato dell’omicidio di due pazienti e privato della libertà per 522 giorni.

L’ex primario del Pronto soccorso di Montichiari era stato accusato dell’omicidio di due pazienti e privato della libertà per 522 giorni.

Era rimasto ingiustamente ai domiciliari dal 25 gennaio 2021 al 1° luglio 2022, quindi per 522 giorni, quasi 18 mesi, con l’accusa di duplice omicidio volontario. Ora però lo Stato lo ha risarcito. Si chiude un cerchio per il dottor Carlo Mosca, l’ex primario del Pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari finito a processo e agli arresti con l’accusa di aver soppresso con iniezioni letali di Propofol e Succinilcolina due pazienti Covid (Angelo Paletti, 79 anni, di Isorella, e Natale Bassi, 61, di Ghedi) durante la prima ondata pandemica del 2020. Assolto da due Corti d’Assise, in primo e in secondo grado, Mosca si è sempre detto innocente. E ora la Corte d’Appello ha accolto la richiesta d’indennizzo avanzata dagli avvocati Michele Bontempi ed Elena Frigo.

Le spettanze quantificate, che i legali preferiscono non precisare, vanno ben oltre il semplice calcolo aritmetico. "Segno che i giudici hanno considerato il particolare valore afflittivo di ogni singolo giorno – chiarisce Bontempi – Una valutazione in cui hanno avuto spazio la professione di Mosca, il periodo drammatico del Covid e il fatto che per molto tempo non aveva potuto vedere la figlia piccola". Reintegrato dall’Asst del Civile e tuttora in forza al 118, Mosca aveva ribadito di avere fatto di tutto per salvare i pazienti.

"Nessuno è stato abbandonato al suo destino, non sono stato io a iniettare quei farmaci. Lo ha fatto qualcuno al quale non stavo simpatico per farmi del male", aveva sostenuto ipotizzando una vendetta per i turni e i mancati riposi da lui imposti in fase di emergenza. A originare l’inchiesta fu la segnalazione di due infermieri che fecero girare foto di fiale vuote tra i rifiuti. Per la difesa l’iniezione fu fatta post mortem con l’obiettivo di incastrare Mosca. La Procura aveva chiesto una condanna a 24 anni, ma la Corte ha dato ragione all’imputato disponendo la trasmissione degli atti per indagare i due infermieri di calunnia. "Non ci sarà somma – ha detto Mosca – in grado di lenire le sofferenze della privazione della libertà per oltre 500 giorni".

Beatrice Raspa