È tornato in Assise per il controesame della difesa il generale dell’Arma (ex Ros) Massimo Giraudo, investigatore esperto di terrorismo che per conto della procura ha condotto l’ultima indagine sui presunti esecutori della stage di piazza Loggia. Ieri la parola è passata all’avvocato Stefano Casali, che assiste l’imputato Roberto Zorzi, l’ex ordinovista veronese da anni naturalizzato negli Usa. Il legale ha provato a mettere in dubbio i metodi investigativi di Giraudo, ma anche l’attendibilità di Ombretta Giacomazzi, una delle testimoni chiave. "Perché non ha sentito il generale Mori?", "Perché ha trasmesso molte sit dopo oltre un anno e mezzo alla procura?". E ancora: "È vero che ha usato Giacomazzi come agente provocatore?" alcune delle domande poste da Casali. Giraudo ha fornito puntuali risposte. Mori? "Non mi fidavo". Le sit trasmesse in ritardo? "Facevo tutto da solo, comprese le fotocopie, ma ero in contatto costante con la procura, con cui si concordava tutto". Quanto a Giacomazzi, "pensavamo potesse fornirci qualche spunto con Sandrini, ma l’incontro non si concretizzò: non fece da agente provocatore". Casali ha fatto emergere che non fu mai identificata la macchina da scrivere che confezionò i volantini di rivendicazione della strage. B.Ras.
CronacaIl superinvestigatore Giraudo. Controesame in Corte d’Assise