
La piccola Iushra
Brescia, 9 luglio 2023 – Sull’Altopiano di Cariadeghe, a Serle, nel Bresciano, il vasto reticolo carsico che si apre nel sottosuolo è stato teatro di misteriose scoperte e purtroppo anche di tragedie. È recente il ritrovamento dello scheletro di una donna che risale a 2.500 anni fa. I resti di “Masha“ - così è stata ribattezzata la donna fra i 39 e i 50 anni, vissuta nell’Età del ferro, e morta in circostanze misteriose - sono da poco stati analizzati. Il suo scheletro è rimasto lì, completo, fino al dicembre del 2021 insieme a quelli di diversi animali di epoche antiche come l’Ursus spelaeu, l’orso delle grotte.
Gli enigmi sono ancora molti, soprattutto relativi alla sua presenza, in fondo a un grotta alla quale si accede dopo un “balzo“ di dodici metri. Sicuramente non si tratta di una sepoltura intenzionale, come hanno spiegato gli esperti della Soprintendenza che hanno esaminato i resti della donna. Potrebbe essere stato un incidente e la morte sarebbe avvenuta dopo una caduta. Ma un’altra ipotesi potrebbe essere anche quella di un delitto antico.
Questo sistema carsico è stato il luogo in cui si era persa la piccola Iushra Gazi . Un cacciatore di cinghiali una domenica mattina di inizio autunno di tre anni fa perlustrando l’altopiano del parco naturale di 700 ettari tra i monti di Serle, e tra i cespugli, a quota 1.100 metri, scorse un teschio. Un piccolo cranio umano, senza mandibola e senza l’arcata dentaria superiore. Era il 4 ottobre 2020. Il teschio di Iushra Gazi, la undicenne autistica sparita nel nulla il 19 luglio 2018 durante una gita organizzata dalla Fopab Anffas per quindici ragazzi disabili, tra cui appunto lei, compulsione a correre lontano dettata dalla patologia e difficoltà di parola. Si era conclusa così, con quel macabro rinvenimento casuale, la vicenda della tragica scomparsa dell’adolescente bengalese, che tanto aveva scosso l’opinione pubblica.
Per tutto il mese di luglio, cinque anni fa, l’altopiano, costellato da grotte e doline carsiche, si trasformò in un gigantesco quartier generale per far funzionare la macchina delle ricerche. Un dispositivo imponente, con oltre 1.500 uomini che setacciarono per settimane ettari di boscaglia insieme a cani molecolari, droni, elicotteri. Non saltò fuori nemmeno uno spillo, nessuna traccia. Nei mesi seguenti vennero alla luce alcuni resti ossei che fecero sobbalzare la famiglia, ma si rivelarono essere resti di animali. Del terribile caso della ragazzina che amava i cartoni animati, i colori fluo e le patatine si smise di parlare per molto tempo, se non l’estate seguente in occasione del passaggio giudiziario, in aula, dell’operatrice della Fopab cui materialmente sfuggì Iushra quella mattina.
Il procedimento si concluse con un patteggiamento di otto mesi e un maxirisarcimento accordato dall’assicurazione dell’ente al padre Mdliton, la moglie Khanam, e agli altri figli, Ismail, 12 anni, sua volta autistico, Ibrhaim, 10, e Fatima, sei. Mdliton Gazi, una presenza fissa a Cariadeghe durante le interminabili ricerche. Occhiaie profonde e sguardo perso, non si è mai detto convinto della tesi sostenuta dalla procura, la caduta accidentale della figlia durante una delle sue fughe in una delle numerose cavità che lo rendono un luogo pieno di misteri, non esente da pericoli. Ma il Dna è stato implacabile: quel teschio era di Iushra, che adesso riposa al cimitero Vantiniano di Brescia.