Giuliano e Silvia, chi è la coppia dal basso profilo che nascondeva 8 milioni in giardino

I due avevano scelto l'anonimato: utilitarie, giri in bicicletta, nessun lusso ostentato. Ora si cercano anche i milioni occultati all'estero

Giuliano Rossini e la moglie Silvia Fornari

Giuliano Rossini e la moglie Silvia Fornari

Gussago (Brescia) - Chi è la coppia che aveva otto milioni di euro sotterrati in giardino? Perché e come le indagini si sono concentrate su di loro? Giuliano Rossini, 46 anni,  è il titolare di alcune aziende che operano nel mercato dei metalli ferrosi: insieme alla moglie Silvia Fornari, secondo gli inquirenti sarebbe riuscito a ottenere milioni di euro evadendo fatture false e rendendosi così colpevole di una maxi evasione. Ora è accusato anche di associazione a delinquere: con la fatture false avrebbe fornito “un contributo materiale fondamentale per la stessa vita dell’organizzazione”.

Il dogma dell'anonimato

La moglie, Silvia Fornari, 40enne, aveva scelto il basso profilo e non dava nell’occhio: nonostante i soldi nascosti in giardino girava con una utilitaria e non ostentava ricchezza. Compito del figlio 22enne invece era quello di aiutare la madre con le consegne di denaro e la fornitura di documenti per le fatture. La zia del 22enne invece avrebbe avuto un ruolo nelle “restituzioni del denaro contante ai clienti degli uffici interni” di una delle aziende di famiglia.

Le cifre della truffa

Il complesso castello di procedure  è stato svelato durante un’indagine approfondita all’interno di un’inchiesta su un presunto giro di fatture false da circa mezzo miliardo, pari a 93 milioni di imposte evase. Solo qualche giorno fa il Comando Provinciale Carabinieri di Brescia e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Brescia ha eseguito 27 misure cautelari personali e il sequestro di quasi 95 milioni di euro.

La difesa e la collaborazione

I legali della difesa intanto si sono già espressi: “Hanno intenzione di fornire la massima collaborazione alla giustizia. E daranno una mano per trovare altri soldi”. Soldi occultati all’estero, quantificabili in poco meno di due milioni. Parola dell’avvocato Lorenzo Cinquepalmi, il legale che assiste Giuseppe Rossini e la moglie Silvia Fornari, i coniugi finiti in carcere – lui si è costituito nelle scorse ore nell’istituto penitenziario di Cremona, lei a Verziano, a Brescia – nell’ambito di una maxioperazione di carabinieri e finanza per una frode fiscale di proporzioni vertiginose.

L'avvio dell'inchiesta

Le indagini erano state avviate sin dal 2019, dalla Compagnia Carabinieri di Gardone Val Trompia e dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Gardone Val Trompia. I carabinieri avevano iniziato a indagare per riciclaggio nei confronti di un sodalizio i cui indagati avevano vari precedenti: in particolare si occupavano di rifiuti non autorizzata e traffico di stupefacenti. Le Fiamme Gialle hanno potuto così concentrarsi sulla frode fiscale e condotto accertamenti economico finanziari, anche mediante l’approfondimento di numerose segnalazioni di operazioni sospette. 

I numeri dell'operazione

Nei giorni scorsi la Procura aveva disposto 27 ordinanze di custodia cautelare, di cui 8 in carcere, 14 degli arresti domiciliari e 5 obblighi di dimora, nonché il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, immobili, veicoli e quote societarie, per oltre 93 milioni di euro. Nell’operazione sono state coinvolte 200 unità di personale appartenenti a Reparti delle due Forze di Polizia, sono state condotte in Lombardia, Veneto, Toscana, Campania, Lazio, Marche, Liguria, Calabria, Sicilia e Sardegna.

"Professionisti della frode"

 La coppia non aveva precedenti di natura giudiziaria alle spalle se non  piccole grane amministrative, per chi indaga è al vertice di un articolato business illegale di famiglia in cui risultano coinvolti pure il figlio Emanuele e la zia materna Marta Fornari (questi ai domiciliari). “Professionisti della frode che hanno eletto il crimine a stile di vita” ha scritto nella sua ordinanza il gip Matteo Grimaldi riferendosi a marito e moglie, e che per questo a detta del giudice non possono che stare dietro le sbarre.

L'arte dell'invisibilità

Grandi amanti dell’anonimato, I Rossini vivono in una casa che non dà nell’occhio a Gussago, 16mila abitanti ai piedi della Valtrompia, terra che con metalli, rottami e affini ci ha fatto fortune. Usano auto di piccola cilindrata e la bicicletta. Mantengono uno stile di vita sobrio. Ma carabinieri e finanza in un terreno incolto nelle pertinenze della loro abitazione hanno dissotterrato la bellezza di otto milioni in contanti. Banconote perlopiù da 20 e da 50 euro, sigillate minuziosamente in buste ermetiche infilate in pozzetti e poi coperte di terra. E all’appello mancherebbero altri soldi, appunto un paio di milioni occultati all’estero, che i coniugi intendono far trovare.

Le ramificazioni internazionali

 Secondo l’accusa a Gussago, in una sorta di ufficio casereccio impiantato in un cascinale, era stato installato il router per la connessione web con cui le società fittizie bonificavano fiumi di denaro su conti correnti aperti in mezzo mondo – da Hong Kong alla Polonia, dalla Romania alla Slovacchia passando per Ungheria e Croazia – che poi tornava in Italia mediante spalloni incaricati del trasporto contanti. Il sistema avrebbe coinvolto oltre 70 persone – imprenditori, faccendieri, prestanome..