Gussago, 8 milioni in giardino: coppia ammette evasione. "Faremo trovare altri soldi"

I coniugi Giuliano Rossini e Silvia Fornari, arrestati con l'accusa di aver messo in piedi un business "di famiglia" di proporzioni astronomiche si dicono pronti a collaborare

La coppia e la ruspa che ha trovato i soldi in giardino

La coppia e la ruspa che ha trovato i soldi in giardino

Gussago (Brescia), 14 settembre 2022 - "Entrambi con dichiarazioni spontanee hanno ammesso le proprie responsabilità, ma per entrare nel dettaglio delle contestazioni - oltre ottanta pagine, ndr - si sono riservati di studiare meglio gli atti, e di farlo nel corso di un interrogatorio davanti al magistrato al quale chiederemo un appuntamento". Parola dell'avvocato Lorenzo Cinquepalmi, che assiste Giuliano Rossini e Silvia Fornari, 46 e 40 anni, i coniugi di Gussago arrestati nei giorni scorsi con l'accusa di aver messo in piedi un business "di famiglia" di proporzioni astronomiche.

Fatture false per oltre mezzo miliardo, fondi neri, 93 milioni di tasse evase. Comparsi davanti al gip Matteo Grimaldi in videoconferenza per l'interrogatorio di garanzia - lui è in carcere a Cremona, dove si è costituito nelle scorse ore, lei a Verziano, dove si era presentata domenica sera - marito e moglie hanno scelto di non rispondere alle domande, ma hanno rilasciato dichiarazioni spontanee con cui hanno sostanzialmente confermato l'impianto accusatorio. In un terreno di loro pertinenza, adiacente alla loro abitazione, carabinieri e guardia di finanza hanno recuperato la bellezza di oltre otto milioni in contanti, debitamente impacchettati in buste sottovuoto, infilati in pozzetti e poi sepolti.

"I miei assistii intendono collaborare pienamente con la giustizia e sono intenzionati anche a fare recuperare altro denaro" ha aggiunto il legale. Pare un paio di milioni che mancherebbero all'appello, occultati all'estero. Incensurati, di mestiere rottamai, Rossini e consorte per il pm Claudia passalacqua e i militari sono i registi di un'associazione organizzatissima, che con il trucco delle società cartiere avrebbe emesso fatture false per oltre mezzo miliardo ed evaso tasse per 93 milioni. In manette nel complesso sono finite 27 persone (22 tra carcere e domiciliari, 5 invece gli obblighi di firma). Il covo del sodalizio per l'accusa è una sorta di ufficio ricavato da un cascinale a Gussago di pertinenza della coppia. All’interno era stato installato un router Web con cui venivano effettuati i bonifici dalle società cartiere all’estero. Il business del resto consisteva proprio nella movimentazione di fiumi di denaro con triangolazioni costruite sulla base di società di comodo, coperture per acquistare in nero materiale ferroso e non solo. I soldi delle fatture per operazioni riteute inesistenti venivano bonificati a pioggia nel mondo - Hong Kong, Romania, Croazia, Polonia, Slovacchia, Ungheria - e poi tornavano a Brescia per mano di spalloni’ incaricati del trasporto contanti. Una parte, è la tesi dell’accusa, è stata interrata. L’operazione ha coinvolto 77 persone, tra imprenditori, prestanome e faccendieri di Brescia e della Valtrompia inglobati in una ‘struttura stabile’, si legge negli atti, nella quale c’erano ruoli precisi e una provvigione garantita del dieci per cento. Tutti per inquirenti e investigatori si rapportavano a marito e moglie. Ma pare fossero spesso protagonisti anche Emanuele Rossini - figlio dei coniugi - e la zia materna Marta Fornari, entrambi ai domiciliari. Sentiti dal gip, i due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.