BEATRICE RASPA
Cronaca

Brescia, gioielliere accoltellato: la Procura verso l'archiviazione

A novembre 2019 il pensionato si trovò in casa a tu per tu con il ladro e fu colpito da 4 fendenti. Malvivente mai individuato

Il pm bresciano Carlo Pappalardo

Brescia, 17 gennaio 2021 - Quattro coltellate al polmone, la pleura perforata e uno zigomo rotto. Difficilmente Giuseppe Gatta, gioielliere in pensione di Brescia, potrà dimenticare la notte del 20 novembre 2019, quando ebbe un faccia a faccia drammatico con un malvivente che passando attraverso i tetti gli era piombato in casa, in via Cremona a Brescia. Una rapina andata a vuoto – il bandito fuggì senza aver raggranellato nulla – destinata a rimanere avvolta nel mistero. Dopo mesi di indagini, la Procura getta la spugna. Non avendo trovato elementi utili per individuare l’autore dell’irruzione notturna né piste in grado di dare una svolta al caso, il pm Carlo Pappalardo ha deciso di chiedere l’archiviazione. Gatta, all’epoca 64 anni, fino a pochi mesi prima del raid titolare di una nota gioielleria in corso Cavour, in centro, a mezzanotte fu svegliato di soprassalto da strani rumori mentre era appisolato sul divano della mansarda. Sonnecchiava appunto davanti alla tv accesa al secondo piano della villetta, mentre la moglie dormiva in camera da letto e il figlio nell’abitazione al piano sottostante. Aprì gli occhi e all’improvviso si trovò davanti un uomo che gli piombò addosso, lo colpì alla testa con un pesante oggetto e lo tramortì piantandogli nel petto per quattro volte un coltello da cucina.

L’intruso poi scappò dalla stessa piccola finestra da cui era entrato, arrampicandosi sul retro e saltando su e giù da terrazzi e tetti. Urla e trambusto buttarono giù dal letto i parenti del pensionato, il quale nel frattempo, tutto insanguinato, si era precipitato in giardino all’inseguimento del bandito in fuga, il quale si dileguò. Gatta fu portato in Poliambulanza sotto choc, riportò ferite giudicate guaribili in 40 giorni e si salvò. Nel frattempo, con il quartiere in fibrillazione per il timore del ritorno delle rapine in villa, scattarono approfondimenti a tutto campo da parte dei carabinieri. I militari della compagnia di Brescia e i colleghi del nucleo investigativo passarono al setaccio immagini delle telecamere, testimonianze, tabulati telefonici. Si è scavato nella vita del gioielliere, il cui negozio fu chiuso perché non navigava in buone acque sotto il profilo economico. Interrogato, il commerciante non fornì spunti per dare un’accelerata alle indagini. Fu ipotizzata anche una ritorsione per debiti non saldati. Nulla di concreto però è emerso così da permettere alla Procura di risolvere il caso. Che resta un mistero.