FEDERICA PACELLA
Cronaca

Nuovi focolai di aviaria: timori per la trasmissione all’uomo

Sono 10 i casi di positività rilevati nella regione da settembre: 8 nell’area bresciana. Procedure rigorose nel settore duramente colpito nel 2020 e nel 2021: “Filiera già in difficoltà”

Aviaria sotto la lente nel 2025: l'ultimo contagio da una gallina domestica

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BRESCIA – Aumentano i focolai di aviaria anche in Lombardia, con ben 6 focolai nel Mantovano e 3 casi di influenza aviaria ad alta patogenicità in volatili diversi dal pollame tra Brescia, Bergamo e Mantova, nel mese di dicembre. Il quadro emerge dal monitoraggio pubblicato dall’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, che conferma quanto sta emergendo un po’ in tutta Europa.

“Nelle scorse settimane i rilevamenti dei casi di virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità negli uccelli selvatici in Europa sono aumentati – spiegano dall’Istituto zooprofilattico – anche se l’incremento è iniziato più tardi rispetto agli anni precedenti. Ciò è probabilmente dovuto a un ritardo nella migrazione autunnale di diverse specie di uccelli acquatici. Con l’aumento della circolazione del virus tra gli uccelli selvatici durante il periodo invernale, aumenta anche il rischio di focolai negli allevamenti avicoli”.

L’Efsa ha pubblicato un invito a istituire una rete di sorveglianza attiva per l’Hpai in tutta Europa, anche alla luce delle sette nuove varianti rilevate dall’ente insieme al Centro europeo per la prevenzione e controllo delle malattie e al Laboratorio di riferimento dell’Unione Europea. Grande l’attenzione e l’apprensione anche tra gli agricoltori bresciani, considerando l’importanza dell’avicoltura, che vale circa 280milioni di produzione lorda vendibile e vede Brescia protagonista nella produzione di carne di pollo, galletti, ma anche di tacchini e uova, con circa 50 milioni di polli allevati.

“Nel Bresciano non c’è allarme, ma grandissima attenzione – afferma il responsabile delle sezioni economiche di Confagricoltura Brescia, Giovanni Bertozzi – ed è sempre necessario tenere molto alta la guardia. Resta in vigore sino a fine gennaio il dispositivo nazionale per il monitoraggio delle zone da attenzionare, tra cui sono stati inseriti nuovi territori con zone di restrizione e di attenzione a Bergamo, Mantova e Cremona.

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La zona di Brescia è stabile, ma la preoccupazione di certo resta, anche perché il settore soffre da diverso tempo ed esce da un periodo molto difficile”. Nel 2024, dall’1 ottobre al 20 dicembre, ci sono stati 13 focolai in Lombardia, di cui 2 a Brescia, 8 a Mantova, 2 a Cremona, 1 a Lodi; 6 nel solo mese di dicembre. Il monitoraggio nei volatili diversi dal pollame evidenzia una frequenza maggiore nel Bresciano: sui 10 casi di positività rilevati da settembre in tutta la regione, 8 hanno riguardato Brescia, 1 Mantova ed 1 Bergamo.

“Dopo i gravi casi che hanno colpito Brescia nel 2020 e 2021 – spiega Laura Facchetti, presidente di Coldiretti Brescia – ora tutto è attenzionato, le procedure messe in atto funzionano, almeno fino ad ora, a Brescia e in generale in Lombardia. La filiera avicola lavora in modo molto sinergico, la tempestività è fondamentale per evitare il contagio. Poi il virus c’è, circola anche nei cani, nei gatti. In America il ceppo sembra diverso da quello che circola da noi, ed anche tra i bovini l’influenza c’è, ma è meno letale che per gli avicoli. L’attenzione va comunque tenuta alta”.

Ora la preoccupazione a livello globale riguarda la trasmissione all’uomo. La diffusione del virus, infatti, ha favorito le mutazioni: non a caso, nei giorni scorsi, l’infettivologo Matteo Bassetti, intervistato da Adnkronos Salute, ha espresso il timore che il 2025 possa diventare l’anno dell’aviaria.