La prossima pandemia? “L’aviaria è fortemente possibile”. Il monito della Società di virologia

L’esperto degli Spedali Civili di Brescia: “La preoccupazione è grande, dobbiamo prepararci. Il passaggio dell’aviaria nei mammiferi e la circolazione in questi animali è un passo avanti verso l’uomo”

Aviaria: dopo che un uomo è stato contagiato da una mucca negli Stati Uniti cambieranno i controlli in Italia

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Superato il Covid-19, la comunità scientifica si interroga e si prepara alla prossima pandemia. A suscitare i maggiori timori, nelle ultime settimane, è l’epidemia diffusa tra i bovini da latte negli Stati Uniti a causa di un ceppo altamente patogeno di virus H5N1, chiamato comunemente “influenza aviaria”. Per questo virus “la preoccupazione è grande”, afferma Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia e direttore del Laboratorio di microbiologia dell’Asst Spedali Civili di Brescia.

L’aviaria sarà la prossima pandemia? “È fortemente possibile”, risponde laconico l’esperto. Tracce del virus H5N1 sono state trovate anche in alcune partite di latte pastorizzato in commercio Oltreoceano e si teme che, evolvendosi, possa fare il cosiddetto “salto di specie”.

“Il passaggio dell’aviaria nei mammiferi e la circolazione in questi animali è un passo avanti verso l’uomo”, spiega Caruso. Il quadro è “forse pessimistico – ammette – ma purtroppo non dobbiamo mettere la testa sotto la sabbia. Bisogna invece essere realisti e prepararsi”. Ad oggi “il virus aviario è l'unico che preoccupa realmente” per più di una ragione.

Innanzitutto perché “è un virus influenzale che in quanto tale si trasmette per via aerea, la più efficace in termini di contagio”. Il patogeno, poi, è estremamente diffuso: “Lo stanno portando dappertutto le anatre selvatiche, che ormai vediamo anche nelle nostre città, nei nostri stagni, nei nostri corsi d'acqua”. E sta mutando: “Non solo l'H5N1 – precisa l'esperto – ma diversi ceppi di virus aviario si stanno modificando, a livello di più recettori di superficie, per potersi adattare all'uomo. Un salto sempre più facile, dopo che è passato ai mammiferi e tra i mammiferi circola”.

Siamo dunque di fronte “non a una aviaria, ma a più aviarie – puntualizza il presidente dei virologi italiani – che hanno fatto il loro ingresso nel mammifero e sono tutte potenzialmente pericolose per l’uomo. Preoccupano perché la circolazione nei mammiferi indica che il virus sta evolvendo in una direzione chiara: ha imboccato una strada che inevitabilmente, prima o poi porterà all’arrivo nell’uomo il quale potrà diventarne serbatoio e diffusore”.