Diva Borin, l'anziana di 86 anni assassinata nel marzo del 2019 in casa, non è stata uccisa dal badante Salvatore Spina. Questo, almeno, per il gup del tribunale di Brescia, che ha assolto l'imputato, accusato di omicidio volontario, "per non aver commesso il fatto". La sentenza è stata pronunciata oggi pomeriggio, lunedì 19 settembre, al processo di primo grado celebrato in tribunale a Brescia.
E' stato assolto, quindi, il badante dell'86enne che venne trovata morta in casa sua, nel quartiere di Urago Mella, il primo marzo del 2019. Il pm aveva chiesto la condanna a 14 anni e quattro mesi di carcere sostenendo che Spina avesse soffocato l'anziana nella stessa sera in cui la donna gli aveva comunicato di assumere un'altra badante alla quale sarebbe dovuta andare l'eredità inizialmente promessa - almeno in parte - a Spina.
Da parte sua, invece, la difesa incassa un primo successo: nella sua arringa l'avvocato Giacomo Nodari, chiedendo la piena assoluzione, aveva illustrato come sulla presunta arma del delitto, un foulard stretto intorno al collo dell'anziana, non ci fosse il Dna di Spina, ma quello di un profilo maschile ignoto. La difesa aveva anche respinto il presunto movente economico. Secondo l'avvocato, infatti, Spina, 38 anni, residente a Travagliato, non aveva problemi di soldi. E nemmeno la signora Borin aveva in mente di sostituirlo con una nuova badante che avrebbe dovuto essere destinataria dell'eredità della donna. Ora si attendono le motivazioni dell'assoluzione. Quello che è certo è che al momento l'omicidio della pensionata trovata morta in casa a Urago Mella è ancora senza un colpevole.