Il badante devolve l’eredità al nipote della vittima

Il “tuttofare“ Salvatore Spina presenta una serie di perizie e rinuncia ai soldi del testamento

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La Procura è certa: Diva Borin, 86 anni, fu uccisa la sera del 1° marzo 2019 nella propria casa al quartiere Abba in città da Salvatore Spina, 38enne di Travagliato, uomo tuttofare della signora. Il badante, però, unico sospettato, sempre rimasto a piede libero, si dice innocente. Ieri il caso è approdato in l’udienza preliminare, e nonostante le accuse – omicidio aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti, e frode processuale – Spina ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato.

La riforma del Codice di procedura penale, che ha reso inapplicabili i riti alternativi per i delitti puniti con l’ergastolo – e tale è l’omicidio aggravato – è infatti posteriore ai fatti. Dipendente della macelleria del vicino Family Market, Spina per mesi aveva aiutato Borin con le faccende, e lui aveva anche le chiavi di casa della nonnina.

Il 2 marzo diede l’allarme dopo averla trovata morta sul divano. Un allarme dato per allontanare i sospetti, ritiene il pm Antonio Bassolino, quando in realtà l’aveva ammazzata mettendole le mani attorno al collo e poi finendola con un foulard. Poi avrebbe pure spostato il corpo e fatto sparire il cellulare, mai più trovato, per depistare. Spina aveva maturato l’idea di eliminare la signora, un figlio morto 26 anni fa in un incidente stradale a Castegnato, nessun parente diretto tranne Christian, il figlio del figlio, da qualche tempo, ritiene l’accusa. Movente: accaparrarsi l’eredità della vedova, che nel giugno 2018 lo aveva incluso nell’asse testamentario ma che nell’ultimo periodo sembrava in procinto di cambiare idea. Nel dettaglio, metà della sua casa di proprietà e 60mila euro di una polizza in scadenza intestata a Spina e al nipote.

Ieri l’imputato, per mano dell’avvocato Giacomo Nodari, ha depositato una corposa memoria difensiva e una serie di consulenze che lo scagionerebbero. Consulenze tecniche sulle cause della morte, una consulenza genetico-forense sulle tracce e un esame tossicologico e sulle celle telefoniche. "Il mio assistito non aveva alcun problema economico, anzi. Tanto che ha rinunciato alla sua parte di eredità e ai 60mila euro della polizza e ha devoluto tutto al nipote della signora". Udienza aggiornata all’8 novembre.