
Desirée Piovanelli
Leno (Brescia), 13 febbraio 2019 - "Qualcuno sa chi è il vero ed unico assassino". Queste le parole dal carcere di Giovanni Erra, l'operaio condannato a 30 anni per l'omicidio della 14enne Desirée Piovanelli, uccisa nel 2002 a Leno, nel Bresciano, mentre i suoi legali, Nicodemo Gentile e Antonio Cozza, lavorano all' istanza di revisione del processo. "Ero a casa mia quel giorno", dice. I legali spiegano di essere "alla ricerca di un soggetto che tempo fa" avrebbe detto a Erra "di essere a conoscenza dell'artefice dell'omicidio".
Per il delitto della studentessa, il cui corpo venne ritrovato alcuni giorni dopo l'omicidio nella cascina Ermengarda a Leno, a poche centinaia di metri dalle villette a schiera in cui vivevano tutti i protagonisti della vicenda, sono stati condannati in via definitiva anche tre minorenni, amici della ragazza, che hanno riportato condanne a 18, 15 e 10 anni. Secondo le sentenze, Desirée venne uccisa perché oppose resistenza a un tentativo di violenza sessuale. Nell'agosto dello scorso anno era stato il padre di Desirée, Maurizio Piovanelli, a chiedere la ripartua del proceso, convinto che dietro la morte della figlia ci fosse un tentativo di rapimento da parte di una potente organizzazione di pedofili.