Desirée Piovanelli, il papà chiede la riapertura: "Potenti pedofili volevano rapirla"

Leno, l’esposto del padre dell’adolescente accoltellata nel 2002 per il no alla violenza "Dopo 16 anni, ho le prove: volevano rapirla"

Desirée Piovanelli

Desirée Piovanelli

Leno (Brescia), 4 agosto 2018 - La sensazione che dietro l’omicidio della figlia ci fosse una storia torbida, mai venuta a galla, «un qualcosa di molto più grande e che va oltre il tentativo di stupro, con dei mandanti che sono ancora in giro", Maurizio Piovanelli dice di averla provata sin da subito.

"Ci penso da tempo, ne ho parlato in famiglia, ma la scelta di chiedere la riapertura delle indagini è stata mia". Così qualche giorno fa questo padre che ha trovato il coraggio per andare avanti nella fede in Dio - è un testimone di Geova -, che non ha mai ricevuto le scuse da parte di nessuno degli assassini ("Solo uno, l’unico che è rimasto a vivere in paese, mi ha avvicinato perché voleva parlarmi"), ha depositato in Procura un esposto. Sei pagine in cui ha messo in fila testimonianze, anche audio, nomi, cognomi, sospetti e circostanze inquietanti. Il quadro tracciato porta in una direzione: pedofilia organizzata. Festini a luci rosse con droga e minorenni. Personaggi potenti della zona a caccia di giovanissime. I registi dell’orrore. Era il 28 settembre 2002 quando Desirée, studentessa di liceo, 15 anni ancora da compiere, fu ammazzata a coltellate dai vicini di casa a Leno, nella Bassa. Coetanei o poco più che l’avevano attirata con una scusa (una cucciolata di gattini appena nati) nella cascina Ermengarda e poi avevano inscenato sequenze da Arancia meccanica. Una vendetta per la ribellione a un tentativo di violenza, fu la ricostruzione decretata dai processi che condannarono a 18 e 15 anni due sedicenni, a 10 un quattordicenne. Del “branco” faceva parte un solo adulto, Giovanni Erra, all’epoca trentaseienne, unico ancora in carcere perché sta scontando 30 anni. Padre di un bimbo che nel 2002 aveva otto anni, in quel cascinale oggi trasformato in residenze di lusso nascondeva droga. Al papà di Desirée trema ancora la voce. "Sono anni che ci rimugino, non tutte le piste sono state seguite. È ovvio che la ricostruzione fatta non regge".

Per Piovanelli, che con la moglie Grazia e gli altri figli - Ivano, 31 anni, Michele, 21 e Sharon, 18 - vive ancora nelle campagne di Leno, ma si è trasferito in una nuova villetta a un paio di chilometri dalla casa in cui abitava allora e da quelle degli assassini, troppi elementi non quadrano. "In quattro per abusare di una ragazzina e poi non ci sono nemmeno riusciti? E le fascette da elettricista? Il coltello? Erra arrivato sul posto con l’auto in retromarcia come se volesse caricare nel bagagliaio qualcuno?». L’artigiano, 58 anni, scuote la testa: "Volevano rapirla, Desy. Qui lo sanno tutti, chieda in giro. C’è un’organizzazione di pedofili con le spalle coperte da un personaggio importante, che paga profumatamente chi porta nel giro minorenni. Si servono di coetanei per adescarle. Era così allora. È così oggi". E Desirée era appetibile. "Bella, pura, disponibile". Perfetta, insomma. "All’epoca diceva che avrebbe fatto il chirurgo, che si sarebbe sposata e avrebbe avuto tanti figli. Chissà come sarebbe diventata", l’amaro sospiro del papà.