
Palazzo di giustizia (Fotolive)
Brescia, 19 luglio 2015 - Era accusato di avere assalito due ispettori del lavoro che si erano recati in visita nella sua azienda. Ora a Cesare Alberti, legale rappresentante della Simlux di Bedizzole, sono stati inflitti in primo grado sei mesi (pena sospesa). E’ la sentenza emessa venerdì al termine del processo in abbreviato dal giudice Anna di Martino, che ha condannato l’imprenditore anche a risarcire duemila euro a uno dei funzionari e cinquemila al Ministero del Lavoro, le due parti civili. Alberti era imputato di resistenza a pubblico ufficiale, rifiuto di indicazione della propria identità e lesioni aggravate.
L’episodio che lo ha fatto finire in tribunale risale al 14 marzo 2013. Allertata da una dipendente che sosteneva di non avere ricevuto l’ultima busta paga, la Direzione provinciale del lavoro aveva inviato i due dipendenti. Quel che è accertato è che in azienda scoppiò un parapiglia. Accusa e difesa pero’ ne danno una interpretazione diversa: «Gli ispettori sono stati accolti come truffatori da buttar fuori – ha detto il pm Francesco Piantoni, che aveva chiesto otto mesi -. Alberti li ha insultati urlando Chi ca..o siete? Non rompete i co....i, che cosa volete a casa mia? Qui comando io. Poi li ha spintonati a terra e ha strappato i tesserini. I referti del pronto soccorso parlano chiaro: un ispettore ha riportato due giorni di prognosi per una contusione al polso, il collega cinque per una lesione al braccio. E’ stata una aggressione». Anche l’avvocato Francesco Corbetta, legale di uno dei funzionari, è d’accordo: «Gli ispettori avevano il tesserino – ha aggiunto -. Prima che con l’Alberti, si erano peraltro già qualificati con la segretaria all’ingresso. L’imprenditore non è credibile quando sostiene di non averli riconosciuti e di temere fossero truffatori: l’ispezione era annunciata».
Ma per l’imputato (il quale aveva sporto querela per calunnia e diffamazione, poi finita in archiviazione) i due non si erano identificati e non c’è stata alcuna aggressione: «Possibile che nessuno delle persone in azienda si siano accorte di nulla? Eppure erano lì vicino – ha arringato l’avvocato Alberto Calonghi invocando l’assoluzione -. E quando sono arrivati carabinieri uno dei funzionari non ha denunciato violenze, mentre l’altro ha riferito di strattoni, ma non di essere stato scaraventato a terra dalla sedia. Molti testimoni hanno raccontato di aver trovato i funzionari scostanti e che si erano rifiutati di far leggere il tesserino. Il mio assistito si è insospettito anche perché facevano domande su un dipendente assunto da dieci anni, come se non lo sapessero».