BEATRICE RASPA
Cronaca

Chiara, scomparsa nell’Iseo, la disperata ricerca del corpo: “Lago profondo, torbido e pieno di detriti ma noi non ci arrendiamo”

Parla uno dei Volontari del Garda, sub esperti che affiancano i pompieri: "Sappiamo esattamente dove esplorare, purtroppo tanti falsi obiettivi"

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Pisogne  (Brescia), 14 settembre 2023 –  Parole d’ordine: sonar, Rov. E tanta pazienza. Perché "in quel punto del lago le ricerche sono complicate, ci vuole tempo per scansionare un’infinità di falsi obiettivi. E purtroppo non è nemmeno garantito il buon esito delle ricerche".

A parlare è Luca, uno dei sommozzatori esperti dei Volontari del Garda. Da una settimana lavora in team con i vigili del fuoco e i “colleghi” sub di Montisola nella perlustrazione del lago d’Iseo, dove la sera del primo settembre, nelle acque tra Lovere e Pisogne, è sparita la ventenne turista tedesca Chiara Mercedes Lindl. Chiara era in vacanza con gli amici e la sorella sul Sebino. Tutti insieme i ragazzi quella sera erano usciti sul lago in motoscafo. Ai comandi pare ci fosse Carolina, 23enne connazionale della malcapitata, in corpo un tasso alcolemico di 0.6 grammi per litro, ora indagata. Un’accelerata brusca avrebbe fatto scivolare dalla barca Chiara, che non si è più vista. Le ricerche da allora sono proseguite incessanti, coordinate da un’Unità operativa al porto di Pisogne e dai pompieri, in campo con più nuclei specializzati in immersioni. Da una settimana ad affiancarli ci sono pure i Volontari del Garda con la loro imbarcazione supertecnologica, sonar e Rov. Tra cui quello che porta il nome di Umberto e Greta, i giovani falciati e uccisi nel giugno 2021 nel golfo di Salò, sul Garda, da un motoscafo con a bordo due turisti tedeschi. Un apparecchio donato grazie a una raccolta fondi di amici e dei parenti dei ragazzi.

Per cercare Chiara sono una decina gli esperti che si alternano a scandagliare il fondale prendendo in prestito occhi e mani dai dispositivi hi-tech. "Le ricerche si svolgono in un raggio limitato a pochi chilometri, circoscritto al punto di caduta", spiega Luca. Sono trascorsi oltre dieci giorni, eppure della ventenne non c’è traccia. Come si spiega? "Siamo ragionevolmente sicuri che non sia lontana da qui. Una volta che un corpo affonda, poi non si muove più di tanto. Sul fondo le correnti non sono così forti. Il problema è che ci troviamo in un punto del lago estremamente ostico. Il Sebino è una discesa continua, scende dagli 80 ai 140 metri, e incrocia la foce del fiume Oglio e di un torrente. Significa che l’acqua è molto torbida e fa da collettore di detriti di ogni genere".

Una circostanza da cui discendono più conseguenze: "La visibilità non va oltre il metro, e questo ci impone di lavorare con i robot. Utilizziamo un sonar meccanico, che gira sul fondo e ci segnala, geolocalizzadoli, tutti gli oggetti, i cosiddetti target, d’interesse perché potenzialmente compatibili con un corpo umano. Quando li individuiamo, li facciamo analizzare ai nostri Rov, robot telecomandati ad alta precisione, in grado di raggiungere grandi profondità, dotati di pinze per il recupero. Qui sorge un altro problema: il rinvenimento di questa massa di detriti ci sta facendo perdere molto tempo. Sono tutti falsi obiettivi". Quindi? "Quindi non sappiamo quanto ci vorrà ancora - prosegue Luca - Ci sono già capitati casi di annegati mai più rintracciati. Penso per esempio a un uomo scomparso a Padenghe, sul Garda, in un punto in cui il lago va giù anche di 300 metri. Noi comunque finché le autorità non ci daranno uno stop proseguiamo a cercare a oltranza".