Brescia, strage piazza Loggia: Palazzo Chigi fa ricorso contro esclusione da parti civili

Oggi il deposito in Cassazione. Milani (Associazione familiari vittime): “’Udienza entro il 15 giugno. Dopo 50 anni non c’è altro tempo da perdere”

Piazza Loggia: P.Chigi non è parte civile, è la prima volta

Piazza Loggia: P.Chigi non è parte civile, è la prima volta

Brescia, 25 maggio 2023 –  La decisione era annunciata, e ora l’impugnazione è diventata realtà: l’Avvocatura di Stato ha depositato il ricorso in Cassazione contro la decisione del gup Francesca Grassani di escludere il Governo dalle parti civili nell’ultima udienza preliminare in corso per la strage di piazza Loggia. Quella a carico di Roberto Zorzi, il 68enne ex ordinovista veronese accusato con il compaesano Marco Toffaloni, all’epoca 17 anni - questi già rinviato a giudizio - di avere infilato i candelotti di gelignite nel cestino dei rifiuti nel cuore di Brescia il 28 maggio 1974 durante un’affollata manifestazione sindacale.

Una scelta, l’esclusione, stigmatizzata da Palazzo Chigi, finora sempre presente ai processi che si sono susseguiti negli anni - quattro istruttorie sfociate nelle condanne definitive per il mandante, il medico veneziano Carlo Maria Maggi, leader di Ordine nuovo del Triveneto, l’ideologo della strategia della tensione, e l’ex spia dei servizi segreti Maurizio Tramonte - e che ha definito il rigetto un ‘provvedimento abnorme’.

A renderlo noto è stato proprio il gup al termine di un’udienza dedicata alla difesa dell’imputato, per il quale l’avvocato Stefano Casali (Foro di Verona) al termine di un’arringa durata circa tre ore ha chiesto il non luogo a procedere. Convinto non vi siano prove sufficienti contro il suo assistito, l’avvocato si è detto ‘soddisfatto dell’ampio spazio e dell’attenzione dedicati alla tesi difensiva’. A suo dire Zorzi non aveva la caratura criminale attribuitagli dall’accusa, né era legato a doppio filo agli ambienti del neofascismo bresciano, in particolare a Silvio Ferrari, il giovane saltato per aria per sbaglio mentre andava a piazzare una bomba davanti al sindacato pochi giorni prima della strage di Brescia. Il suo alibi, inoltre - la mattina della strage sarebbe stato avvistato in un bar in Veneto - a differenza da quanto sostenuto dalla procura, regge. In più la supertestimone, le cui rivelazioni hanno dato impulso all’ultima inchiesta, e che tirano in ballo Zorzi e Toffaloni, sarebbe inattendibile.

Il gup dovrebbe decidere sul rinvio a giudizio il 15 giugno. Ma la data è in forse. ‘Visto che il Governo ci tiene a partecipare la Cassazione fissi una data il prima possibile. Dopo 50 anni non c’è più tempo da perdere’ ha dichiarato il presidente dei familiari delle vittime Manlio Milani. Che ha poi colto l’occasione per lanciare un altro appello, e inserirsi nel dibattito per la nomina della deputata di Fratelli d’Italia Chiara Colosimo a capo della Commissione antimafia. ‘Si dimetta. La sua nomina è stata inopportuna. Un passo indietro sarebbe indispensabile per dare credibilità all’istituzione che rappresenta’.