Baby ginnaste maltrattate a Calcinato: Stefania Fogliata squalificata per un anno dal tribunale federale

L'allenatrice già sotto inchiesta della procura sanzionata insieme alla sua società. Per l’accusa, dal 2017 avrebbe insultato, frustato con il nastro e spinto a “insani dimagrimenti” otto ginnaste tra i 10 e i 14 anni

Stefania Fogliata

Stefania Fogliata

Calcinato (Brescia), 31 marzo 2023 - L’inchiesta penale è agli sgoccioli. Ma nel frattempo la giustizia sportiva accelera, e dà una mazzata a Stefania Fogliata, la 30enne istruttrice di Desenzano finita sotto indagine per presunti maltrattamenti ai danni delle baby atlete della ritmica.

Nelle scorse ore il tribunale federale della Fgi (Federazione ginnastica d’Italia) ha disposto per la tecnica la sospensione per un anno. I giudici non hanno risparmiato la sanzione della sospensione (per otto mesi) ‘a titolo di responsabilità oggettiva per violazioni al codice etico federale e nel codice di comportamento del Coni’ nemmeno all’Accademia Nemesi, la società che Fogliata aveva fondato e che dirigeva nella palestra di Calcinato. La professionista lo scorso gennaio si era vista notificare la misura cautelare dell’interdittiva emessa dal gip che le aveva vietato di allenare in tutte le palestre italiane.

Al provvedimento penale ora ha dato man forte quello dei giudici sportivi, che l’hanno squalificata pur non avendo ancora visto gli atti d’accusa della procura bresciana. Stando alla prospettazione accusatoria l'istruttrice dal 2017 in poi non avrebbe lesinato a otto ginnaste tra i 10 e i 14 anni - alcune pronte per il salto in Nazionale e in lizza per le Olimpiadi - insulti, schiaffi, spintoni, frustate con il nastro, pressioni per ottenere insani dimagrimenti, allenamenti ritorsivi ed estenuanti, metodi denigratori. Per il gip una ‘cifra’ costitutiva dello stile di allenamento di Fogliata, descritta dalle allieve come una fuoriclasse nei cui confronti le stesse erano legate a doppio filo da una sorta di soggezione psicologica.

Durante l’interrogatorio di garanzia la professionista si era difesa con forza, sostenendo che le denunce fossero frutto di una ‘macchinazione’ delle ginnaste e dei genitori, una ‘vendetta’ da parte di chi non sarebbe riuscita a raggiungere gli obiettivi agognati.