
Due agenti della Polfer (foto di repertorio)
Brescia – Atti osceni in treno davanti a una passeggera ma il reato non è perseguibile. Una vicenda che lascia l’amaro in bocca perché chi, suo malgrado, si è trovata ad assistere alla sconcezza, non ha potuto far altro che segnalare l’accaduto al capotreno, senza altra possibilità di intervento. A raccontare l’episodio è Imma L., mamma della malcapitata pendolare che durante il viaggio si è accorta che il vicino di sedile, un distinto signore, stava tranquillamente praticando autoerotismo.
"Disgustata, ha dovuto alzarsi, andare a trovare un altro posto, cercando poi di intercettare il capotreno per comunicare l’accaduto". Non è stato possibile fare nulla però, perché si tratta di un reato depenalizzato se fatto davanti a una donna, grave invece se davanti a un minore. Con buona pace della tutela per le donne, sottolinea Imma: "Assolutamente d’accordo sul fatto dei minori ma nulla toglie che, se fatto davanti a una donna o meglio, come in questo caso, seduto di fianco a una donna, questo non si debba fare. Ma allora tutto quello che viene detto e tutte le manifestazioni in difesa delle donne valgono solo quando veniamo massacrate?".
Eppure ci sono almeno due sentenze della Cassazione che, in casi simili, hanno confermato l’assoluzione di persone colte a compiere gesti osceni. In una, la 24.108 del 21 luglio 2016, viene affermato che "l’interno di un vagone ferroviario in movimento per l’ordinario servizio viaggiatori non può essere ritenuto un luogo abitualmente frequentato da minori". "Sono allucinata e nauseata e mi chiedo, altresì, se nel Collegio della Corte di Cassazione che ha emesso le due sentenze vi erano soli uomini. Questa si chiama tutela delle donne? Per me no".