REDAZIONE BRESCIA

Donna morta dopo l’asportazione di un neo: medico assolto con formula piena perché il fatto non sussiste

Appello-bis per il bresciano Paolo Oneda, dopo l’annullamento della precedente sentenza. La sorella di Roberta Repetto, l’insegnante deceduta dopo due anni di sofferenze: “Mi vergogno di vivere in questo Paese"

Roberta Repetto, la vittima, e Paolo Oneda, il medico che la operò, assolto nel processo d'appello-bis

Roberta Repetto, la vittima, e Paolo Oneda, il medico che la operò, assolto nel processo d'appello-bis

Brescia, 17 aprile 2025 – La rabbia dei familiari della donna morta fa da controcanto al sollievo dell’imputato, uscito assolto con formula piena perché il fatto non sussiste dal processo d’appello-bis, al termine di una lunga vicenda giudiziaria. Iniziata nel 2018 quando Roberta Repetto, insegnante e figlia dell’ex sindaco di Chiavari, morì a soli 40 anni per un melanoma. 

La sentenza

Paolo Oneda, medico bresciano, è stato assolto con la formula “perché il fatto non sussiste” dall’accusa di omicidio colposo a lui rivolta dopo la morte di Roberta Repetto, deceduta per un melanoma dopo che le era stato asportato un neo – senza anestesia e senza esame istologico, a quanto risultato dagli accertamenti – sul tavolo della cucina del centro olistico Anidra, nell’entroterra di Genova. Nel precedente processo d’appello, annullato con rinvio dalla Cassazione, lo specialista era stato condannato a una pena di un anno e quattro mesi.

La sentenza è stata letta dai giudici della Corte d'assise d'Appello di Milano, dopo che la Cassazione aveva annullato con rinvio. Oneda è difeso dagli avvocati Alberto Sirani e Giovanni Motta che avevano fatto ricorso. Definitive le assoluzioni per il guru Paolo Bendinelli a la psicologa Paola Dora. Oneda in primo grado era stato condannato a tre anni e quattro mesi, successivamente ridotti in appello a un anno e quattro mesi. 

I familiari

Evidente la delusione dei familiari della vittima, che avevano già contestato la riduzione di pena nel precedente processo d’appello. "La colpa della morte di Roberta è di Roberta - il commento della sorella Rita – Ribadisco la mia assoluta vergogna di vivere in questo Paese". 

La difesa

Gli avvocati di Oneda avevano avanzato istanza di ricorso in Cassazione, non essendo convinti della consequenzialità fra l’operazione e l’evento morte. “Abbiamo contestato il nesso causale tra intervento e il decesso e la responsabilità colposa del nostro assistito - aveva spiegato allora l’avvocato Alberto Sirani, che assiste Oneda con il collega Giovanni Motta - Siamo soddisfatti ma certo con prudenza: rispettiamo il dolore della famiglia della vittima”.