Brescia, 5 luglio 2024. La passione per l’arte ereditata dai genitori e dai nonni, questi ultimi fondatori di una rinomata galleria in centro a Brescia, la “Colossi Arte Contemporanea”, della quale aveva assunto la gestione assieme alla sorella; l’attività editoriale, l’amore per gli abiti firmati e per la moda, e soprattutto quello sconfinato per Giacomo Bozzoli conosciuto dodici anni fa e con cui aveva scelto di fare un figlio.
Antonella Colossi, 42 anni a settembre, è sempre stata convinta, fin dal primo grado di giudizio, dell’innocenza di Giacomo Bozzoli. Una convinzione granitica, mai scalfita nemmeno dalla conferma del carcere a vita arrivata prima in Appello e poi Cassazione. Per questo non ha esitato a seguire il marito in una fuga dall’Italia programmata ancora prima del verdetto definitivo degli ermellini.
Nel corso di un’udienza del processo, nel gennaio del 2022, Antonella rispondendo alle domande del difensore di Giacomo aveva detto che la tragedia della fonderia di Marcheno le aveva sconvolto l’esistenza: “In questi anni ci hanno vessati in tutti i modi possibili e immaginabili. Ho sofferto di attacchi di panico, avevo sempre addosso la Procura e i carabinieri, anche quando andavo dal parrucchiere. Avevo anche smesso di allattare...”.
La scelta della riservatezza
Forse anche per questo, lei e Giacomo avevano scelto di vivere la loro vita nel modo più riservato possibile. Lontano dagli sguardi e dal giudizio della gente, ancora di più dopo le sentenze del tribunale bresciano. “Protetti”, per così dire, nella loro bella villa di Soiano o in quella di Ortisei, in Alto Adige. “Mai visti né incontrati al bar, in chiesa o in un ristorante”, ha raccontato il sindaco di Soiano Alessandro Spaggiari. La fuga all’estero in direzione prima della Francia e poi della Spagna appare tuttavia, dalla lettura che ne dà il padre di Antonella, non tanto un piano studiato a tavolino per sottrarsi all’inevitabile carcerazione, ma piuttosto come il desiderio di concedersi una vacanza per festeggiare il compleanno del bambino.
Bozzoli ha il passaporto scaduto, ma non è certo questo a fermarli. “C’era da parte loro la speranza che dalla Cassazione sarebbe uscita un’assoluzione”. Un processo tutto da rifare, insomma. La suggestione di una non colpevolezza che prende corpo. E che invece svanisce il primo luglio. Il cedimento emotivo che ne segue e la scelta di scappare. “Questa vicenda mi sta distruggendo, mi auguro che il compagno di mia figlia si costituisca al più presto per il bene suo ma soprattutto di mia figlia e del mio nipotino”. Figlia e nipotino sono ora rientrati a Brescia. Per il rientro di Giacomo nessuno sa quanto toccherà aspettare. In ogni caso l’incubo di una delle famiglie più in vista di Brescia non è certo finito.