Continuano le ricerche di Giacomo Bozzoli, l’uomo di 39 anni scomparso da dieci giorni con la famiglia e condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario, imprenditore bresciano gettato nel forno della sua fonderia la sera dell’8 ottobre 2015. Il trentanovenne è ufficialmente latitante e su di lui pende un mandato di arresto europeo. Tutti gli indizi a disposizione degli investigatori fanno ipotizzare che sia scappato in Francia insieme alla moglie e al figlio di otto anni a bordo della propria auto, una Maserati Levante.
Il suocero di Bozzoli, Daniele Colossi, che agli investigatori aveva riferito che il fuggitivo si troverebbe con “in una località imprecisata della Francia” ha detto che la vicenda lo “sta distruggendo”. “Mi auguro – ha dichiarato – che il compagno di mia figlia si costituisca al più presto per il bene suo ma soprattutto per quello di mia figlia e del mio nipotino. Per quanto mi riguarda posso solo dire che nella vita ho sempre lavorato onestamente e rispettando la legge. Per questa ragione mi sono messo subito a disposizione degli inquirenti perché credo che questa sia la cosa migliore per tutti. Spero che la vicenda si concluda il prima possibile”.
L’ipotesi della Francia
Nel frattempo, i carabinieri di Brescia sono tornati a perquisire la sua casa, a Soiano, sulla sponda bresciana del lago di Garda, per cercare tracce utili a ricostruire i movimenti degli ultimi giorni. Quello che si sa è che dal 23 giugno Bozzoli ha fatto l’ultimo accesso a Whatsapp: poche ore dopo la sua Maserati è stata avvistata nel comune di Manerba e, alle 6.03, nel territorio di Desenzano del Garda.
Non pochi si chiedono come sia stato possibile, per un condannato in appello all’ergastolo in attesa di sentenza di terzo grado, riuscire a scappare all’estero. Tra il momento della fuga e quello della pronuncia della Corte di Cassazione intercorre più di una settimana: i carabinieri si sono accorti della sua scomparsa solo quando si presentati nella residenza dove l’uomo vive con la moglie e il figlio per prelevarlo e condurlo in carcere. Le ricerche sono scattate immediatamente e sono tuttora in corso.
L’omicidio dello zio
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Giacomo avrebbe aggredito lo zio Mario vicino ai forni, affidando poi a un dipendente dell'azienda, Giuseppe Ghirardini, il compito di gettare il corpo nella fonderia. Ghirardini sparirà a sua volta sei giorni dopo la scomparsa di Bozzoli. Il suo corpo senza vita verrà trovato il 18 ottobre 2015 nei boschi di Case di Viso, ucciso da una capsula di cianuro rinvenuta nello stomaco. A casa sua furono trovati cinquemila euro in contanti: si è ipotizzato che fossero il compenso per la sua partecipazione alla distruzione del cadavere.
La sera dell'8 ottobre 2015, la vittima fece l’ultima telefonata alla moglie intorno alle 19:15, parlando di una cena in una trattoria vicino a casa. Alle 19:18, si avvistò una fumata anomala nel forno grande della fonderia: è lì che corpo di Mario Bozzoli sarebbe stato dato alle fiamme. Secondo i giudici dell’appello, nel 2022, Giacomo Bozzoli sarebbe l’unica persona in cui “è risultato coesistere, unitamente all’odio ostinato e incontenibile (...) nei confronti della vittima, anche l’interesse economico per ucciderla riconducibile agli interessi societari e familiari”. Lo zio era “colpevole a suo avviso” di guadagnare dalla società di famiglia alle spalle degli altri componenti.