Urgnano (Bergamo), 27 dicembre 2024 – A fine anno cala il sipario. Si chiude definitivamente. È triste l’epilogo della storia della 3B Meccanica di Urgnano, nella Bassa Bergamasca. L’azienda che produce lavorazioni conto terzi in ghisa era stata salvata grazie al coraggio e all’intraprendenza di un ex dipendente di Ghisalba diventato imprenditore, Ferruccio Bonacina (all’epoca aveva 42 anni), e di sua moglie, Claudia Zini. Ma il sogno cominciato nel 2018 si è spezzato davanti a una amara realtà. E i 19 operai si troveranno senza lavoro. È stato un Natale di lacrime e sangue. A far precipitare la situazione la cancellazione delle commesse da parte della Same, colosso delle macchine agricole. A novembre di quest’anno la doccia fredda, l’anticamera della cessazione definitiva.
Sei anni fa
Un passo indietro. Ferruccio Bonacina lavora da 25 anni alla 3B Meccanica (allora si chiamava B&B srl) come operaio quando nel 2017 arriva la notizia che il vecchio titolare aveva iniziato a portare i libri contabili in tribunale. Il curatore fallimentare incaricato di mettere i sigilli però non se la sente di fare chiudere la ditta perché si accorge che ancora vengono commissionati diversi lavori. È in questo frangente che Bonacina, dietro suggerimento della moglie Claudia, decide di intervenire compiendo un gesto coraggioso: rileva la ditta di cui era dipendente. Per farlo, oltre a mettere sul piatto tutti i risparmi di una vita, l’ex operaio apre un mutuo ventennale, per un investimento finale di circa 500mila euro.
La speranza
Un salto nel vuoto, ma dopo circa un anno e mezzo di distanza arrivano i risultati, tant’è che la ditta conclude il 2019 con un fatturato positivo e con l’assunzione di cinque nuovi colleghi che vanno ad aggiungersi ai 14 che già c’erano arrivando a 19 attuali. Anche la moglie di Bonacina entra a far parte dello staff e, grazie a un finanziamento dalla Bcc dell’Oglio e del Serio, comincia l’avventura. Fondamentale la fiducia di due grandi clienti storici come Same e Schneider. La notizia fa il giro d’Italia, Bonacina riceve una lettera dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che gli conferisce l’onorificenza di cavaliere.
Lo choc della pandemia
Ma arriva la pandemia, Bonacina decide di sospendere la produzione in modo da tutelare gli operai e chiede la cassa integrazione volontaria. Il virus impedisce la ripresa ma l’azienda resta in piedi. Fino ad oggi. Le lavorazioni sono finite, qualcuno si è dimesso. “Il 70% del nostro fatturato dipende dalla Same di Treviglio - ha chiarito Bonacina -. A ottobre non sono arrivati i pezzi da lavorare e ci è stato detto che dipendeva dalle fonderie ma a novembre ci hanno comunicato la notizia che ci ha tagliato le gambe: la multinazionale ha azzerato i programmi che aveva con noi. Se la crisi del settore c’è non sono certo io a criticare la Same, con la quale ci siamo sempre aiutati a vicenda, ma mi sarei aspettato una gestione diversa del problema. Avevamo presentato un piano industriale di cinque anni, fatto dei progetti, acquistato nuovi macchinari, nuove assunzioni a giugno di tre ragazzi, aumenti di stipendio per alcuni e di livello, passi che non avremmo fatto se avessimo saputo che non ci sarebbe stato più lavoro. I miei dipendenti ora hanno perso il posto, io e mia moglie ogni cosa: avevamo investito tutto nell’azienda, dove era impiegato pure nostro figlio più grande”.