Separazione, bimbo conteso. Il padre assolto in appello

Condannato a 4 anni in primo grado per il sequestro. In appello l’imputazione cambia e decade

Separazione, bimbo conteso. Il padre assolto in appello

Separazione, bimbo conteso. Il padre assolto in appello

Da sequestro di persona a sottrazione di minore. Ma la querela non c’è, e il reato decade. La Corte d’appello ieri ha cambiato l’imputazione a carico di Marius Bruma, il padre 35enne che tra il 5 e il 6 ottobre 2022, nell’ambito di una separazione contrastata dalla madre di suo figlio, si barricò per 15 ore armato nella casa di Roncadelle con il bimbo di quattro anni. L’uomo in primo grado era stato condannato a 4 anni e tre mesi e la pena è stata ridotta di un anno. I giudici, accogliendo la richiesta della Procura generale, hanno riqualificato l’originario sequestro in sottrazione di minore – al bimbo non era stata tolta libertà di movimento – reato procedibile a querela che però non era stata presentata dalla ex dell’imputato. Confermati invece i reati di violenza privata nei confronti di un’educatrice di una comunità protetta di Rodengo Saiano, alla quale Bruma mostrò una pistola per portare via il figlio ("Adesso ti spiego che cosa succede: prendo mio figlio e vado a festeggiare il suo compleanno con lui") e il porto di arma clandestina.

La Procura aveva avanzato una proposta di patteggiamento, rifiutata da Bruma. La difesa ha preferito chiedere l’assoluzione da tutti i capi – l’arma era priva di caricatore e non poteva sparare, l’educatrice stessa in aula aveva dichiarato di non essersi mai sentita in pericolo – associandosi all’accusa solo in riferimento alla derubricazione del sequestro. La Corte alla fine ha optato per la riqualificazione dichiarando il non luogo a procedere per la sottrazione di minore (e annullando le statuizioni civili) e confermando il resto.

In aula l’uomo aveva chiarito che mai avrebbe utilizzato quella pistola ("Per me era solo un pezzo di ferro, con mio figlio trascorsi la più bella giornata della mia vita"), ma che se l’era procurata per fare paura all’educatrice, per portare con sé il piccolo senza problemi. Per i giudici di primo grado, che concessero al 35enne le attenuanti generiche, il movente di quel presunto rapimento andava individuato in un "malinteso senso di accudimento paterno". Motivazioni tra 60 giorni.

Beatrice Raspa