
A sinistra, Yara Gambirasio. A destra, Letizia Ruggeri, la magistrata che ha fatto condannare Massimo Bossetti
È sui presunti errori di Letizia Ruggeri, il pubblico ministero che ha fatto condannare all’ergastolo Massimo Bossetti, che gli avvocati dell’uomo puntano le loro migliori carte nella speranza di fare riaprire il processo sull’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio. E proprio ora che la docuserie Netflix ha riacceso i riflettori sul caso, potrebbe arrivare una svolta inattesa.
La schiva e impenetrabile Ruggeri è infatti indagata per frode processuale e depistaggio: secondo gli avvocati dell’uomo, la magistrata sarebbe responsabile della non corretta conservazione dei 54 campioni con tracce di Dna dello stesso Bossetti rinvenuti sul corpo e gli abiti di Yara Gambirasio, i quali costituiscono la prova principale (ma non l’unica) che ha portato alla condanna.
Il Dna di Bossetti risulta compatibile al 99,99999987% con quello di “Ignoto 1”, ovvero l’identità legata al Dna ritrovato su alcune porzioni degli slip di Yara. Inoltre, le fibre del furgone dell’uomo sono state trovate sulla parte posteriore degli abiti di Yara.