BERGAMO – Si chiamava Mamadi Tunkara, 36 anni, originario del Gambia. Viveva da cinque anni a Verdello, un paese della Bassa bergamasca. Per le treccine che solitamente portava e la somiglianza, gli amici lo avevano soprannominato Lookman: proprio come l’attaccante dell’Atalanta. Per qualche tempo è stato ospite del Patronato San Vicenzo, voleva studiare per ottenere la licenza di terza media.
Al mattino frequentava il Pesenti, poi nel pomeriggio il lavoro. Era l’addetto alla sicurezza del supermercato Carrefour di via Tiraboschi, in pieno centro a Bergamo. A due passi da Porta Nuova, i Propilei, e Palafrizzoni, sede del municipio. Insomma, la zona dello ’struscio’ cittadino. È qui che ieri pomeriggio poco dopo le 15.30, tra il viavai dei passanti e le vetrine di negozi illuminate per i saldi imminenti, si è consumato il suo omicidio.
Mamadi lavorava al Carrefour per conto dell’agenzia Top Secret che si occupa di sicurezza e vigilanza. Prima aveva lavorato come rider. In zona era conosciuto, un volto amico, tranquillo, un bravo ragazzo. A Verdello viveva col fratello, accorso disperato sulla scena del crimine appena appresa la notizia, con lui alcuni rappresentati della comunità gambiana presente nel territorio.
Venerdì Mamadi aveva pranzato in un ristorante africano, più tardi aveva raggiunto il posto di lavoro in bici: a quanto pare doveva iniziare il turno. È stato aggredito, raggiunto da tre, forse quattro fendenti. L’autore, in fuga, sarebbe un uomo di colore della stessa età della vittima. Ci sarebbe un sospettato, ma al momento non trapela altro. I contorni dell’omicidio sono tutti da definire. Ad esempio non è chiaro se la vittima e l’aggressore si conoscessero, se si fossero incontrati altre volte, se tra i due vi fosse qualcosa in sospeso. Elementi che sono al vaglio degli uomini della Mobile della questura di Bergamo, coordinati dal procuratore aggiunto, Maria Cristina Rota, sul posto assieme al pm di turno, Silvia Marchina.
Secondo quanto raccontato da un testimone Mamadi e l’assassino si sarebbero rincorsi per alcuni metri lungo via Tiraboschi. All’altezza del passaggio Pierantonio Cividini, la vittima sarebbe stata spintonata dal suo aggressore contro la vetrina di un negozio di parrucchiere. Mamadi è caduto a terra e a quel punto il vigilante è stato raggiunto da alcuni fendenti sferrati con un coltello di grosse dimensioni. L’assassino è poi fuggito in direzione di via Ghislanzoni. Il 36enne a terra ha perso parecchio sangue. Immediata la richiesta di aiuto e i soccorsi sono sopraggiunti poco dopo l’aggressione. Ma per Mamadi non c’è stato nulla da fare: è morto a causa delle ferite inferte col coltello utilizzato dall’assassino. Indaga la polizia: la Scientifica della questura si sta occupando di tutti i rilievi. Per risalire all’aggressore sono al vaglio anche le telecamere della zona.
Sconvolti i commercianti del centro di Bergamo, chi abita nella zona e la comunità gambiana sul territorio: “Mamadi era un bravo ragazzo – raccontano dei suoi conoscenti –. Eravamo amici: tra nativi del Gambia tutte le settimane ci incontriamo. Ho visto le coltellate, sembrava un film dell’orrore”.
Incredula anche la sindaca di Bergamo, Elena Carnevali: “Con profondo sgomento abbiamo appreso del tragico evento accaduto nel centro della nostra città. In questo momento desidero esprimere tutta la mia vicinanza e il più sincero cordoglio alla famiglia della vittima, colpita dalla perdita dolorosa. La sicurezza e la convivenza civile sono valori fondamentali per Bergamo e ogni episodio di violenza è una ferita per tutta la nostra comunità. Come amministrazione siamo in stretto contatto con le autorità competenti per garantire che la giustizia faccia il suo corso e fornire tutto il supporto possibile per garantire la sicurezza di tutti i cittadini”. La speranza è che il cerchio intorno all’assassino si stringa il prima possibile.