Bergamo, 27 dicembre 2024 – È il tassello che ancora mancava per chiudere il quadro indiziario chiaro. Una traccia, con tutta probabilità sangue, quella che i Ris di Parma hanno individuato sul telaio della mountain bike utilizzata da Moussa Sangare, 30 anni, di Suisio, la notte in cui ha colpito con quattro coltellate Sharon Verzeni, 33 anni, di Bottanuco.
L’omicidio la notte tra il 29 e il 30 luglio, a Terno d’Isola, in via Castegnate. La vittima era uscita per una camminata per le vie del paese dell’Isola, quando venne aggredita da Moussa perché “spinto da un’onda emotiva”, come aveva dichiarato durante la confessione dell’omicidio. “Non c'è un movente, non so perché l'ho uccisa" aveva ripetuto, spiegando di non essere uscito di casa quella sera con l'obiettivo preciso di uccidere ma di aver avuto una “sensazione, che non so spiegare, che mi spingeva a fare del male”.
Quella sera Moussa era in bici. Incrocia Sharon. “Indossava i jeans e aveva le cuffiette nelle orecchie. A quel punto l’ho seguita da dietro, l’ho toccata sulla spalla con la mano sinistra e le ho detto “scusa” per quello che stava per succedere. Ha iniziato a tremare, urlare. La prima coltellata l’ho data al petto e il coltello è rimbalzato. Lei stava scappando, sono sceso dalla bici, l’ho rincorsa e l’ho colpita alla schiena più volte, tre, quattro”.
Moussa indossava gli occhiali, un berretto di lana sotto un cappellino con la visiera. Dopo l’agguato è rimontato in sella e si è allontanato. “Sono passato in mezzo ai campi dove non c’erano telecamere” (la ricostruzione denota estrema lucidità nella scelta della via di fuga). Gli cade il berretto di lana e torna a recuperarlo: non vuole lasciare tracce. Il coltello lo butta nei prati: “Poi sono tornato indietro a prenderlo”. Arrivato a casa, a Suisio, “sentivo un miscuglio di sensazioni. Sono rimasto scioccato, mi sono chiesto perché non stessi piangendo. Allo stesso tempo mi sentivo libero, pensavo che roba, sul divano ho sentito una specie di comfort. Sono uscito con amici, abbiamo fatto una grigliata”.
Moussa (assistito dall’avvocato May) venne fermato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo, coordinati dal pm Marchisio, il 30 agosto. Si trova nel carcere di San Vittore: deve rispondere di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e della premeditazione. Ora la procura si prepara a chiedere il giudizio immediato.