ANDREA GIANNI
Cronaca

Omicidio Sharon, c’è un buco di tre ore dopo il delitto: il compagno Sergio Ruocco svegliato alle 3.50 di notte

La vittima era senza documenti, i carabinieri hanno svegliato Sergio alle 4. Ma nei video lui non si vede. Il padre della vittima lo difende ancora: “Certo della sua innocenza. Mia figlia non conosceva il suo assassino”

Sharon Verzeni e il compagno Sergio Ruocco: non indagato, continua a collaborare con gli inquirenti

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Bergamo – Il papà di Sharon Verzeni, Bruno, difende il fidanzato della figlia dai sospetti. “Siamo sicuri che non sia lui l’assassino, è stato qualcuno che non la conosceva così bene”, spiega, negando poi presunti attriti nella coppia. Lo stesso Sergio Ruocco, che da un mese vive nella casa dei genitori di Sharon a Bottanuco, parla di “una persona che noi non conosciamo”. L’alibi del compagno ha retto e l’idraulico 37enne, ascoltato e convocato più volte dai carabinieri, coordinati dal pm di Bergamo Emanuele Marchisio, non è indagato.

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La famiglia Verzeni e Sergio Ruocco insieme nella stessa casa e uniti contro i sospetti: “È come un figlio, non può aver ucciso Sharon”

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La casa della coppia in via Merelli a Terno d’Isola dista appena 650 metri dal luogo del delitto, all’altezza del civico 32 di via Castegnate. In linea puramente teorica Ruocco avrebbe avuto il tempo di uscire, ammazzare la compagna, sbarazzarsi del coltello e rientrare in casa, mettendosi a letto. Lo svela un dettaglio emerso nelle ultime ore dalle indagini: Sharon è stata uccisa dieci minuti prima dell’una (ora in cui ha telefonato al 118 dicendo: “Mi ha accoltellata”) e i carabinieri sarebbero andati a suonare al citofono in via Merelli attorno alle 3.50. Un buco temporale di tre ore motivato dal fatto che la barista di 33 anni, uscita di casa a mezzanotte per una passeggiata con il suo smartphone, era senza i documenti. Circostanza che ha quindi ritardato la sua identificazione.

Ruocco, va ricordato, non è stato ripreso dalle telecamere lungo il percorso. Per arrivare in via Castegnate e sorprendere Sharon avrebbe dovuto muoversi come un fantasma, sfruttando gli angoli ciechi degli occhi elettronici, a partire dalla telecamera installata a pochi metri dalla casa, impianto che effettua riprese a 360 gradi e ha immortalato solo l’uscita della donna. Per essere certo di evitarla, sempre seguendo questa ipotesi, avrebbe dovuto scavalcare la siepe sul retro, affacciata sui campi, rischiando però che qualcuno dei vicini notasse quel movimento anomalo, inchiodandolo. Nessuno invece lo ha visto uscire o rientrare in casa: il suo alibi è risultato solido.

Poi c’è il luogo del delitto, che renderebbe difficile ipotizzare un agguato premeditato, messo in atto da qualcuno che ha atteso Sharon per colpirla. Una strada residenziale a pochi passi dal centro del paese, dove si alternano condomini, villette, cortili, con la presenza evidente di telecamere (un cartello su un cancello avvisa tra l’altro che si tratta di ’area videosorvegliata’), porte e finestre affacciate sulla via a senso unico. Una zona dove, anche di notte, possono passare auto, ciclisti e pedoni. Elementi di rischio che si sommano: un luogo non certo ideale per colpire e scappare senza essere visti. Per questo investigatori e inquirenti in questa fase stanno vagliando attentamente le testimonianze dei residenti, senza trascurare ogni dettaglio.

Sharon potrebbe aver incontrato una persona che conosceva, fuori però dalla stretta cerchia di parenti e amici, anche se gli elementi raccolti finora smentiscono l’ipotesi di un appuntamento con qualcuno. Si coltiva quindi anche la pista di uno sconosciuto, uno squilibrato o un balordo che forse abita nelle vicinanze, conosce le vie di fuga e potrebbe essersi nascosto in una casa, magari la sua. Una persona che quella notte di quattro settimane fa potrebbe aver avvicinato Sharon, colpendola poi con improvvisa violenza. Sarà fondamentale identificare il misterioso uomo in bici, ripreso mentre si allontana contromano, che potrebbe essere un testimone chiave o anche il killer.

“Secondo me l’assassino è rientrato in casa – spiega Rosa, una residente –. I carabinieri dovrebbero cercare tra questi palazzi”. Una donna di 59 anni, già ascoltata dagli inquirenti, ha riferito di aver visto la vittima “barcollare” dopo essere stata colpita. Altri hanno sentito gridare “aiuto”: sono stati ascoltati ma non avrebbero fornito elementi utili. Per questo dalla procura ribadiscono che i tempi per arrivare a una svolta potrebbero essere lunghi. Oltre alle testimonianze ancora da acquisire c’è l’analisi di smartphone e computer di Ruocco e l’attesa per eventuali tracce biologiche che potrebbero emergere dai rilievi affidati ai carabinieri del Ris di Parma.