
Un frame del video girato dal guidatore che ha incontrato il lupo in Alta Val Brembana
Un’apparizione fugace, immortalata in un video da un’automobilista di passaggio, che conferma una presenza sempre meno occasionale anche nelle zone prealpine del territorio bergamasco. Dopo l’incontro ai Ponti di Sedrina a marzo, il lupo torna a farsi vedere nella Bergamasca. Nella notte tra sabato e domenica un esemplare è stato avvistato a Camerata Cornello, in Alta Val Brembana, sulla strada che attraversa la località Orbrembo. La presenza dell’animale ha nuovamente messo in allarme gli allevatori della zona.
"Ormai la presenza del lupo sul nostro territorio è accertata – sottolineano preoccupati –. Temiamo per le nostre greggi. Adesso poi i lupi non si limitano più a stare sui monti e nei boschi, ma arrivano anche nei paesi, vicino alle abitazioni. Un motivo di paura in più".
Che il lupo abbia trovato un habitat perfetto sulle montagne bergamasche e che ormai si stia avvicinando ai centri abitati è un dato di fatto. Un branco di lupi era stato avvistato e fototrappolato, per esempio, nella zona della conca di Mezzeno, in territorio del comune di Roncobello, lo scorso mese di novembre. Era probabilmente dello stesso branco che si muove tra l’alta Val Serina e la Valle Seriana, costituito da una coppia con tre o quattro cuccioli. Nella stessa zona era stata recuperata la carcassa di una capra e quella di un capriolo, quasi certamente assaliti e uccisi dai lupi. In località Baresi, nei mesi scorsi, un lupo era stato avvistato nel recinto di un pollaio. Altre predazioni si erano verificate a Foppolo, San Giovanni Bianco e Branzi.
Alcuni mesi fa, a novembre, i membri di un gruppo di WhatsApp, che raccoglie 250 allevatori e agricoltori tra Val Seriana, Val di Scalve, Val Cavallina e in parte della Val Brembana, preoccupati dalla presenza dei lupi nei loro territori, avevano preso carta e penna e scritto una lettera al prefetto di Bergamo. Nella missiva si accennava alle difficoltà della convivenza tra gli uomini e questi animali. "Parlarne a tavolino in città – scrivevano gli allevatori – non è come affrontare il lupo sugli alpeggi, dove il bestiame deve essere rinchiuso per timore che venga predato".
Michele Andreucci