
Coltellate al marito, periti concordi: "Quando lo uccise non era in sé"
Caryl Menghetti arriva in tribunale scortata dalla polizia penitenziaria. Lei è in carcere a Torino. Rispetto alla volta precedente appare più serena. Sorride anche. Al secondo piano, nell’aula gip, è in programma l’incidente probatorio sulla sua capacità di intendere e volere al momento dei fatti. Quando la sera del 26 gennaio uccise con 25 coltellate il marito Diego Rota (nella foto accusata e vittima insieme) nella loro casa di Martinengo. L’udienza ha detto che Caryl, 45 anni, quella sera era totalmente incapace di intendere e volere. È il risultato concorde delle perizie depositate ieri dagli esperti delle parti e dal tribunale "Siamo soddisfatti del risultato", chiosa a fine udienza l’avvocato Danilo Buongiorno che assiste la Menghetti. Il gip Riccardo Moreschi ha rimesso gli atti alla pm, Laura Cocucci per le valutazioni del caso. La Procura potrà chiedere al tribunale di fissare un’udienza ed emettere sentenza che potrebbe essere di assoluzione o di non luogo a procedere per l’accertata incapacità di intendere e volere della donna al momento del fatto. Ma si dovrà anche valutare se vi è pericolosità sociale, e in caso di risposta affermativa l’eventuale misura di sicurezza da applicare all’imputata che potrebbe uscire dal carcere per entrare in una Rems (residenza esecuzione delle misure di sicurezza per malati mentali). L’omicidio il 26 gennaio intorno alle 23,30. La vittima si trovava già in camera da letto. Caryl impugnò un coltello e colpì ripetutamente il marito. Nella stanza a fianco dormiva la loro bimba. Proprio quel giorno, la mattina, Diego Rota aveva accompagnato la moglie all’ospedale di Treviglio. Qui, dopo una prima visita, la donna fu trasferita nel reparto di Psichiatria per essere valutata. Venne dimessa con la prescrizione di alcuni farmaci. E sarebbe stato proprio il marito a chiedere di poterla riportare a casa. L’omicidio, si ipotizzò, poteva essere legato a un disagio psichico della Menghetti che si era manifestato già qualche anno prima.
Francesco Donadoni