Dalmine, ucciso nel cortile: chi era Franco Colleoni

Da Bossi al M5S: il leghista di ferro deluso dal nuovo. Gestiva con la famiglia un ristorante dopo l’addio alla politica

Franco Colleoni

Franco Colleoni

Dalmine (Bergamo), 3 gennaio 2020 - Un militante della prima ora, appassionato, che credeva nei valori propugnati dall’allora Lega Nord retta dal Senatur Umberto Bossi, tanto che al telefono invece di un semplice “pronto” rispondeva con un perentorio “Padania libera”. Era uno dei capi del partito a Bergamo, tutti i giorni si confrontava con Bossi e insieme ad altri esponenti leghisti aveva piantato la bandiera del Carroccio ai vertici delle istituzioni.

È questo, in estrema sintesi, il ritratto di Franco Colleoni, 68 anni, ex segretario provinciale della Lega Nord dal 1999 al 2004, il cui corpo privo di vita e con alcune ferite mortali alla testa è stato rinvenuto ieri nel cortile della sua abitazione in via Sertorio, vicino al ristorante “Il Carroccio”, che gestiva insieme ai figli: tra le ipotesi investigative, una rapina o un furto finiti male, ma si indaga a tutto campo. Colleoni era noto per il suo impegno politico all’interno della Lega Nord tra gli anni ‘90 e 2000. Prima dell’esperienza di segretario provinciale lumbard, dal 1995 al 1999 era stato anche assessore all’Agricoltura, Caccia e Pesca della giunta del presidente della Provincia di Bergamo Giovanni Cappelluzzo.

Si era iscritto alla Lega nel 1995 e vi era rimasto fino al 2005. Da quel momento era quasi scomparso dalla scena politica: si era dedicato alla professione di ristoratore, accogliendo diverse volte a pranzo e cena gli ex compagni di partito con cui amava discutere dei vecchi tempi. L’addio alla Lega non era stato indolore. Colleoni, leghista convinto della prima ora e bossiano di ferro, in un’intervista di qualche anno fa aveva annunciato la propria intenzione di votare a favore del Movimento 5 Stelle e non aveva risparmiato aspre critiche alla nuova Lega. «In tutto il mondo – aveva detto, ricordando la propria esperienza politica – i popoli che lottano per l’indipendenza stanno a sinistra. Io stesso venivo dal Manifesto e volevo il federalismo e l’autonomia per il mio popolo. Qui, invece, vedo un partito che va con i fascisti, dopo essere stato per anni con Forza Italia. Negli anni in cui ero segretario, mi onoro di non aver mai fatto accordi con i forzisti. Ma dico anche grazie a Bossi che ci ha illuminato".

Negli ultimi anni ricordava con rabbia, o anche solo con grande delusione, la Lega dei bei tempi e si rammaricava per il fallimento di quegli ideali: "Dovevamo cambiare la politica, ma abbiamo fallito – aveva detto con amarezza –. Abbiamo lasciato un panorama di scandali e di vergogne".