Placido Domingo: io, Milano, la nebbia e quei film. Che nostalgia

Il grande tenore ricorda il suo debutto alla Scala oltre mezzo secolo fa. E l’amore per la città che non appassisce. "Risorgerete"

Placido Domingo

Placido Domingo

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«Ho debuttato alla Scala nel 1969. E' passato mezzo secolo e la città di Milano da allora è cambiata tantissimo. La viabilità in centro si è modificata completamente. E poi ricordo che c'era una nebbia tremenda, una volta per andare in auto a Malpensa non si vedeva assolutamente nulla, non so come sia riuscito a prendere il volo! Che atmosfera essere circondati dalla nebbia! Sono anni che non mi capita più di trovarla.

Oggi la città è rifiorita, moltissimi palazzi storici sono stati valorizzati anche con un'illuminazione ideale ed è bellissimo attraversare il centro la sera. Spesso, mentre ero a Milano per la Scala, soprattutto nei mesi invernali, amavo rilassarmi con mia moglie al cinema, ci siamo goduti tantissimi film di Sordi, Pozzetto, Montesano, Proietti, De Sica, Celentano, Manfredi, Walter Chiari, Gassman. Ci immergevamo nell'Italia e questo aiutava anche a migliorare il mio italiano e poi mi preservava dal freddo, dall'umidità, perché in questo periodo dell'anno le passeggiate non sono l'ideale per la voce e non potevo certo rischiare: così, tra una prova e l'altra, c'erano giorni molto freddi e umidi in cui ci godevamo due o addirittura tre film! Anche i miei genitori all'inizio venivano con noi a Milano, ho dei ricordi molto cari di quei giorni. Avevamo le nostre abitudini, i nostri ristoranti preferiti e in tanti anni ho conosciuto tantissime persone. E poi c'erano le vetrine, bellissime. A dire il vero non sono mai stato fanatico dello shopping, anzi uno dei momenti che più mi stressa in teatro è proprio la prova costume, però essere a Milano e non fare acquisti è un vero peccato.

Alla moda pensava mia moglie, andava nei negozi, visitava con i ragazzi mostre, galleria d'arte e altre attrazioni. Quest'anno avrei dovuto cantare alla Scala in una ripresa de "La Traviata"  ma purtroppo il virus ha sconvolto i piani delle nostre vite. Dal Messico, dov'ero questa primavera, vedevo alla televisione le immagini della città deserta e avevo un senso di vuoto dentro di me, soffrivo per quelle immagini. Adesso tornare qui è strano, l'atmosfera è diversa, soprattutto in un periodo dell'anno come questo. Ma la forza di questa città è non fermarsi mai: sono sicuro che tutti i milanesi, gli italiani sono pronti a riprendere a correre, aspettano solo il "via libera"».