Nuova emergenza profughi: a Monza tornano le tende

In due settimane 53 arrivi, al via anche i primi 6 allontanamenti

Le tende di via Spallanzani

Le tende di via Spallanzani

Monza, 2 luglio 2015 - L'emergenza continua. Gli sbarchi dei disperati non si fermano e le Prefetture sono in stato di perenne allerta, con arrivi di profughi sempre più ravvicinati. L’ultima emergenza è scattata in queste ore, con la comunicazione da via Prina alla Provincia dell’arrivo in Brianza di una nuova quota, ancora da quantificare.

In un paio di settimane, fanno sapere dalla Prefettura di Monza, sono stati accolti 53 migranti oltre ai 431 attualmente ospitati e altri arrivi sono attesi nei prossimi giorni.

Nel centro di prima accoglienza di Monza sono state di nuovo montate le tende, come nell’estate scorsa. Il preavviso di nuovi arrivi è infatti molto ravvicinato, rende noto la Prefettura, che non ha mai smesso di cercare altri spazi per la prima accoglienza.

Nel frattempo sono partiti anche i primi allontanamenti. Alcuni ricorsi per l’ottenimento dello status di profugo sono stati rigettati dal Tribunale e i primi sei migranti sono cominciati ad uscire, un’operazione gestita dalla Questura.

Intanto nei centri di prima accoglienza di Monza e Limbiate il lavoro continua. Un lavoro che si gioca tutto su tempi strettissimi, visto che nel lungo periodo i numeri sono ancora gestibili, grazie a un modello di accoglienza articolato su una serie di piccoli gruppi ospitati in 51 strutture distribuite su 23 Comuni.

Ma non basta solo contare sull’accoglienza di sistema. Di fronte all’emergenza ormai cronica, oltre alle strutture di via Spallanzani a Monza (disponibile nei mesi più caldi, perché in inverno viene utilizzata dal Comune per l’emergenza senzatetto) e il centro individuato dalla Provincia a Limbiate, serve un terzo polo. A sollevare il caso è il presidente della Provincia Gigi Ponti. "La Provincia, facendosi carico di una necessità progressiva, ha individuato in una porzione ben tenuta e organizzata a Mombello di Limbiate una seconda struttura che potesse essere dedicata alla prima accoglienza oltre a Monza - ha detto nei giorni scorsi Ponti in occasione di un seminario sulla situazione profughi -. Ma l’obiettivo che stiamo cercando di raggiungere è avere un terzo polo per il prossimo autunno. La mia intenzione, in accordo con la Prefettura, sarà anche quella di creare un livello di condivisione all’interno dell’Assemblea dei Sindaci di queste buone esperienze".

Non solo: davanti all’emergenza delle ultime ore il presidente della Provincia chiede al governatore Maroni di "fare la sua parte". "Serve una collaborazione istituzionale forte - dice -. Manca all’appello ancora la Regione, che potrebbe mettere a disposizione le sue proprietà sul territorio in modo da ridurre l’impatto dell’emergenza". Un tema sul quale si annuncia polemica, con la Lega sulle barricate in Consiglio provinciale, dove torna a sollevare anche il tema della sicurezza e del terrorismo e a chiedere lo stop dell'accoglienza e il censimento dei centri islamici.

"Questi sono temi di straordinaria importanza che vanno gestiti con attenzione adeguata e coerente con le caratteristiche della nostra società - sostiene Ponti -. I flussi sono un dato oggettivo, bisogna capire se vogliamo gestirli e trasformarli in un’occasione di integrazione anche nel nostro interesse o usarli in modo poplulistico e a fini elettorali. Finora dove c’è stata la capacità di assorbire gli arrivi in piccoli gruppi non ci sono stati problemi, considerato che la gran parte dei nuovi arrivati si ritiene solo in transito".

Una risposta alle paure di questi giorni arriva anche da Roberto D’Alessio, presidente Consorzio Comunità Brianza capofila del progetto Bonvena, la rete di accoglienza sul territorio che proprio venerdì scorso ha fatto il punto sulla situazione in Brianza. "Nessuno di noi, che conosce le storie e le tragedie di queste persone, pensa che un terrorista arrivi sui barconi - dice D’Alessio -. E poi credo che sia molto meglio avere una situazione governata, gestita, controllata, che non avere più clandestini che vivono senza regole e senza aiuti".