I tram più antichi d'Italia: storia dell'ultima corsa da Monza a Milano

Commozione e polemiche nel 1966 per la fine di una tratta durata 90 anni: e già si parlava di metro'

Il tram a Monza

Il tram a Monza

Monza, 25 novembre 2018 - Due ottobre 1966. Ore 0.20. Monza vede partire, per il suo ultimo viaggio, il tram numero 119. È la fine di un’epoca. Dopo quello di Barzanò, quello di Trezzo sull’Adda (il glorioso “gamba de legn”), quello di Carate Brianza, quello di Brugherio, anche il tram per Milano viene sacrificato ai più economici autobus.

Forse i più giovani non ricordano un’epoca, testimoniata fino a diversi anni fa dai binari ancora visibili nel centro storico, in cui muoversi da Monza per raggiungere il centro di Milano e la sua piazza Duomo, poteva essere così semplice. Eppure la tranvia Milano-Monza era stata la prima linea interurbana a essere costruita in Italia; inizialmente a trazione ippica, era stata elettrificata a partire dal 1900 e di fatto per 90 anni, tra il 1876 e il 1966, aveva garantito un collegamento, attraverso una linea lunga 17 chilometri, fra le due città. Diversi i passaggi societari che si erano susseguiti nei novant’anni di storia del tramway Milano-Monza: dalla Società Anonima degli Omnibus, la SAO, che la tenne a battesimo nel 1876 e che sperimentò addirittura (ma senza successo) la trazione a vapore, fino alla Edison, che ne prese la concessione nel 1900 e procedette immediatamente a sostituire i cavalli con la trazione elettrica. Nel 1919 toccò invece alla STEL (Società Trazione Elettrica Lombarda), che ottenne dalla Edison, sua capogruppo, l’esercizio delle interurbane e lo mantenne fino al 1939, quando si registrò il passaggio ad ATM. L’Azienda Trasporti Milanesi rimase infine in sella appunto fino alla dismissione della linea nel 1966 e alla sua sostituzione con gli autobus.

E si arriva così a quella sera piovosa del 2 ottobre 1966, quando Monza sentì per l’ultima volta il rumore delle ruote stridere sui binari della città. Una fine che fu accompagnata subito da illusioni, polemiche e rimpianti, come raccontano le cronache dell’epoca. Già dal momento stesso in cui la linea venne soppressa c’era infatti chi profetizzava quanto quella perdita sarebbe stata un giorno dolorosamente rimpianta. Parecchi all’epoca parlarono di un innegabile progresso, di un irrinunciabile risparmio economico per motivare quella scelta, facendo pesare l’imminente quadruplicamento dei binari delle Ferrovie dello Stato fra Monza e Milano, mentre già si annunciava sui giornali (!) il prossimo prolungamento della linea metropolitana 1 fino a Monza. ATM stimava di risparmiare i quasi 500 milioni di lire di passivo annui accumulati a causa proprio della gestione del tram. Anche se immediatamente la stessa ATM si premurò di chiedere ai comuni attraversati dalle sue nuove linee di autobus un contributo sostanzioso. Con la minaccia, in caso contrario, di essere costretta diradare le corse previste prima ancora di far partire il nuovo servizio. Facciamo arretrare però gli orologi e torniamo a quella sera del 2 ottobre 1966. Per l’ultima romantica corsa del tram Monza-Milano la commozione è palpabile. Gli ultimi autisti allacciano barattoli di latta al vecchio tram, come si trattasse di una festa di nozze più che di un commiato. Si stappa anche qualche bottiglia di spumante per il brindisi d’addio. I barattoli, anzi le “tolle” per dirla alla brianzola, vengono legati alla carrozza di coda da due tramvieri e accompagnano col loro rumore l’ultimo viaggio fino a Milano. Curiosità e nostalgia si respirano anche fra gli ultimi viaggiatori, con una piccola bagarre che si accende addirittura per impossessarsi dell’ultimo biglietto come di un cimelio d’epoca.

L’ultima carrozza del “tramvai de Munscia” parte sferragliando da largo Mazzini salutata da un gruppo composto da politici, funzionari comunali, fotografi e qualche cronista. Piove leggermente, quella sera, fra gli ultimi passeggeri si segnala anche una ragazza inglese in vacanza in Italia: è originaria del Surrey ma, appena saputo che quella sarebbe stata l’ultima corsa del tram, ha voluto a tutti i costi salirci pure lei. Le cronache riportano anche i nomi dell’ultimo manovratore, Emilio Mortarino e dell’ultimo bigliettaio, tale Mario Daelli, entrambi di Monza. Entrambi amareggiati nel prevedere il freddo e i disagi che i viaggiatori soffriranno a bordo degli autobus. E tutti con una sensazione ben precisa nell’animo: di essere appena stati testimoni della fine di un’epoca