Cita in un commento il giocatore Finocchio e il suo profilo Facebook viene oscurato

L'algoritmo del social network ha interpretato il cognome del giocatore del Renate come commento omofobo

Il calciatore del Renate, Francesco Finocchio

Il calciatore del Renate, Francesco Finocchio

Renate (Monza Brianza), 1 novembre 2017 - Francesco Finocchio "contro" l’algoritmo di Facebook. No, non è una causa intentata dal forte attaccante del Renate, primo in classifica nel girone B di serie C, al popolare social di Mark Zuckerberg. Tutt’altro. È una notizia curiosa circolata su Internet qualche giorno fa secondo cui il profilo Facebook di un tifoso del Padova, una delle squadre in cui il giocatore ha militato, è stato oscurato dopo che tra i vari post ne era comparso uno di incitamento proprio a Finocchio, pare risalente a qualche anno fa. Una parola che si trova nella "black list" dell’algoritmo che non fa sconti a nessuno, percepita esclusivamente come offesa omofoba.

Peccato che il finocchio è anche un ortaggio e, nel nostro caso, il cognome del 25enne nativo di Caserta e di origini per metà brasiliane, che proprio domenica con un suo gol ha sbloccato la gara di Bassano poi vinta 2-0 dalle pantere nerazzurre.  "Ho saputo di questa cosa al termine di un allenamento. Ero con i miei compagni nello spogliatoio dello stadio. Ci siamo fatti tutti una risata, non volevamo crederci. I più coraggiosi, mettendo a rischio il loro profilo su Facebook, hanno subito digitato la parola incriminata ma, per fortuna, a nessuno è stato oscurato. Sono tutti ancora online. Pare però sia vero. Ho letto di questo tifoso del Padova e di altri. Mi spiace per loro", se la ride il buon Francesco che ha ottenuto un po’ di popolarità in più, non cercata, da questa singolare storia.

E chiarisce una cosa: "Non ho mai avuto problemi sui campi di gioco, con avversari e tifosi, per il mio cognome. Mai un insulto, mai un’allusione", ma conferma l’aneddoto circolato proprio in questi giorni che risale agli anni in cui militava nella Primavera del Parma. Era in corso il derby con il Bologna e l’allenatore dei felsinei gridò a Francesco: "Finocchio, butta fuori la palla" per permettere l’ingresso dei sanitari in campo. Il tecnico fu espulso, poi fu chiarito l’inghippo e la sanzione cancellata. Un caso simile è accaduto in estate anche a Pisa dove milita Maikol Negro: le cronache locali narrano di alcuni profili di tifosi toscani cancellati proprio nei giorni dell’arrivo dell’attaccante leccese, oggetto delle discussioni virtuali. Sempre colpa dell’algoritmo "intelligente" (e anti razzista) di Facebook. Ma in questo momento a Renate la concentrazione è rivolta altrove. C’è un primato da difendere «che è frutto di un’organizzazione societaria modello. C’è tutto per fare bene. Noi siamo giovani e uniti, chi già c’era ci ha accolto molto bene. Il segreto? Forse la Coppa Italia, le belle prestazioni estive ci hanno dato tanta consapevolezza che aumenta di partita in partita», dice Finocchio. Insomma, impossibile oscurare questo Renate.