Foreign Fighters: pronti a partire per la Siria, arrestata la famiglia di Fatima. "Guerra santa ovunque"

In manette padre, madre e sorella della giovane d'Inzago che insieme al marito è tra i combattenti dell'Isis FOTO - Fatima, il profilo Facebook / Foreign fighters, dall'Italia all'Isis

Fatima Az Zahra, al secolo Maria Giulia Sergio: secondo il Viminale si è arruolata nelle milizie siriane

Fatima Az Zahra, al secolo Maria Giulia Sergio: secondo il Viminale si è arruolata nelle milizie siriane

MIlano, 1 luglio 2015 -  Foreign Fighters pronti a partire per la Siria e combattere sotto le nere bandiere del Califfato. Dieci ordinanze di arresto e tra loro anche quelle del padre, dellala madre e della sorella di Fatima, al secolo Maria Giulia Sergio, la giovane di Inzago (Milano) che è in Siria tra le fila dell'Isis (IL PROFILO SU FACEBOOK), destinataria a sua volta del provvedimento. La Digos di Milano ha operato nelle province di Milano, Bergamo, Grosseto e in una cittadina dell'Albania. Nel mirino degli inquirenti dieci persone appartenenti a due gruppi famigliari  (4 italiani, 5 albanesi e un canadese). Secondo la polizia erano pronte a partire per combattere in Siria con i miliziani dell'Isis. Le indagini condotte dalla sezione antiterrorismo della Digos hanno permesso di accertare che gli indagati fanno parte di due nuclei familiari, di cui uno formato da cittadini italiani convertiti da qualche anno all`Islam e determinati a partire per la Siria, l`altro composto da cittadini di nazionalità albanese residenti nella provincia grossetana. Il collante tra le due famiglie è rappresentato dal matrimonio lo scorso settembre di Fatima con il giovane albaese, Aldo Kobuzi, che poco dopo è diventato mujahedin. La coppia poi sarebbe partita alla volta della Siria per combattere con l'esercito del Califfato.  Delle dieci ordinanze cinque sono state eseguite. Sono finiti in carcere il padre (Sergio), la madre (Assunta) e la sorella (Marianna) di Maria Giulia Sergio. Lei, invece, è una dei cinque ricercati che mancano all'appello. Gli altri due arrestati sono la zia di suo marito, l'albanese Aldo Kobuzi: la 41enne Arta Kacabuni, che è stata catturata a Scansano (Grosseto), e Baki Coku, lo zio 37enne preso a Lushnje, a circa 70 chilometri a sud di Tirana.

Miliziani dell'Isis

LA FAMIGLIA DI FATIMA  - Nel blitz antiterrorismo condotto dalla Digos e coordinato dal procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli, e dal pm Paola Pirotta, sono stati arrestati il padre, la madre e la sorella di Maria Giulia Sergio, la giovane italiana partita tempo fa per andare a combattere in Siria e di cui si era già parlato nei mesi scorsi. La famiglia della ragazza vive ad Inzago, nel Milanese. Tra gli arrestati c'è anche lo zio e il marito albanese della giovane. Al padre e alla madre di Maria Giulia Sergio è stato contestato l'articolo 270 quater del codice penale che punisce chi organizza la partenza di combattenti con finalità terroristiche, come previsto dal decreto legge antiterrorismo approvato in via definitiva lo scorso aprile. 

TERRORISMO INTERNAZIONALE - Tra le accuse contestate agli altri arrestati c'è l'articolo 270/bis, ossia il reato di terrorismo internazionale introdotto dopo l'11 settembre 2001. Sergio e il marito sono e in Siria a combattere per la Jihad. Le attività tecniche degli investigatori, spiega una nota della Polizia, hanno consentito di ricostruire il percorso seguito dalla giovane coppia per il raggiungimento della Siria. In particolare attraverso l'intercettazione dell'utenza, in uso ad un coordinatore dell'organizzazione dei foreign fighters dello Stato Islamico, è stato possibile ricostruire l'attività di smistamento degli stranieri che da varie parti del mondo partono per raggiungere il Califfato.

IN MANETTE - Gli ordini di arresto riguardano anche albanesi residenti in provincia di Grosseto, in particolare parenti di Maria Giulia Sergio: Arta Kacabuni, 41 anni, zia del marito della convertita all'Islam, la suocera dell'italiana e lo zio dell'uomo, Baki Coku, 37, in questi giorni in Albania ma abitante ad Arcille di Campagnatico (Grosseto). Arta Kacabuni è stata arrestata a Scansano, la suocera di Sergio si troverebbe invece in Siria.

IL PM - "Negli atti si parla di coordinatore dei Foreign Fighters dello Stato Islamico, siamo riusciti a ricostruire nel modo preciso come il cosiddetto stato islamico è attrezzato per ricevere i combattenti stranieri". Lo ha spiegato il Pm di Milano Maurizio Romanelli. "Il marito di lei - ha aggiunto - è a tutti gli effetti diventato un mujahedin. I genitori di lei erano pronti a partire, per loro si è applicata per la prima volta la norma su organizzazione viaggi con finalità di terrorismo".  Operazione Martese

NO ATTENTATI IN ITALIA - "Non sono emersi elementi che possano far pensare a progetti di attentati in Italia - ha spiegato Maurizio Romanelli -È la prima volta che in Italia, e probabilmente in Europa, si arriva a un risultato del genere nei confronti dello Stato Islamico - ha continuato Romanelli - È una risposta giudiziaria importante"

INTERCETTAZIONI - L'inchiesta sull'Isis si è sviluppata anche grazie all'individuazione "del coordinatore dei foreign fighters" per conto dello Stato Islamico. "Abbiamo individuato - ha spiegato il Pm Maurizio Romanelli - un'utenza turca. E si è aperto uno scenario enorme che ha fornito uno spaccato sulle regole per arrivare li': accorgimenti materiali, come ad esempio l'indicazione di non usare telefoni di ultima generazione ma solo telefoni di vecchio tipo; il procurarsi schede locali e buttare la scheda vecchia; avere una valigia senza eccessivo bagaglio". Nelle intercettazioni il presunto coordinatore viene indicato come "colui che vi farà entrare in Siria". "Questa persona - ha sostenuto ancora Romanelli - è una persona importante nello stato islamico e rivendica il ruolo di interlocutore con vari paesi Europei. Gestisce il profilo organizzativo e la persona che ha questo telefono, e quelli vicino a lui, sono in grado di smistare tutti e dirigerli verso lo Stato islamico, a ciascuno viene data una collocazione. Queste persone erano in grado di dare risposte a tutti. Il reclutator eè una persona di un certo livello e in alcuni casi parla con persone del suo livello".

INVITO ALLA GUERRA SANTA - "Ma io ti parlo a nome dello Stati islamico, lode ad Allah, e Abu Bakr Al Baghdadi chiami qui alla hijra, chiamo tutto il mondo alla hijra, chiama tutti gli uomini al Jihad per causa di Dio, perche' noi dobbiamo distruggere i miscredenti". E' il testo di una intercettazione agli atti dell'inchiesta sulla cellula dell'Isis con cui si invita all'emigrazione (hijra - egira) e alla guerra santa (jihad).  L'intercettazione registra le parole che Maria Giulia Sergio, dalla Siria, rivolge ai familiari, padre, madre e sorella arrestati oggi, per convincerli a scegliere anche loro la via della Jihad. «Se voi qui vedete i mujaheddin cosa fanno per amore di Allah (...) lasciano case, soldi, mogli, figli, lasciano tutto e vengono qui, vanno a combattere (...) mujaheddin che hanno 15/16 anni che ammazzano 50 miscredenti, Dio è grande». E ancora: "Noi qui stiamo ammazzando i miscredenti per poter allargare lo Stato Islamico, ok? Noi non vogliamo essere amici dei miscredenti, a noi non serve a niente quello che fanno loro. E' finito il tempo che il musulmano sta nella terra della miscredenza, quello era il tempo dell'ignoranza, adesso c'è il kahlifa. Lode ad Allah, non sono solo parole scritte per aria che vanno via, questi sono obblighi, obblighi personali e individuali nei confronti di Allah, lode a lui l'altissimo".

Meno di un mese fa, l'8 giugno, Fatima avrebbe chiarito «con grande forza a tutto il suo nucleo familiare in ascolto» il messaggio del «califfo», ossia che il «musulmano che non può raggiungere lo Stato Islamico è chiamato a compiere obbligatoriamente il jihad nel luogo in cui si trova, e il jihad consiste nell'uccidere i miscredenti». Lo si legge nell'ordinanza firmata dal gip di Milano Ambrogio Moccia. Nella conversazione via Skype, riportata nell'ordinanza, la sorella di Maria Giulia, Marianna, arrestata oggi ad Inzago (Milano) assieme al padre e alla madre, le chiede: «Ed il jihad qui in cosa consiste?». Maria Giulia: «Il jihad nel daarakufr (terra della miscredenza)? Uccidere i miscredenti!!»

L'ESULTANZA DOPO LA STRAGE  - "Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli dalle loro mani". È uno dei messaggi intercettati scritto da Maria Giulia Sergio. Il riferimento è  alla strage di Charlie Hebdo avvenuta il 7 gennaio scorso. "Habibty Allahu Akbar sono morti i vignettisti che si burlavano del Messaggero pace e benedizione su di lui... !!! Bisogna fare sujud di ringraziamento" scrive in un altro sms la Sergio.

L'USO DELLE ARMI - In una conversazione dello scorso febbraio, scrive il gip «Maria Giulia afferma che si sta addestrando all'uso delle armi, informa la sorella che sta imparando a sparare, nello specifico riferisce di aver già sparato due volte, prima con il kalashnikov contro un albero e poi con una pistola». E, si legge ancora, «vorrebbe inviare un video alla famiglia dell'impresa, ma Said», ossia suo marito Aldo Kobuzi, che combatte con lei con le milizie dell'Isis, «glielo ha impedito per evitare i rischi di intercettazioni da parte delle forze dell'ordine».

LA VITA MULIEBRE - Dalle intercettazioni su Skype emerge la mentalità della vita di casa secondo Fatima e le sue parenti, e un ritratto della vita dentro lo Stato Islamico. "C'è un uomo sposato che ha fatto Zina, un uomo sposato che è andato con un altra donna. No, niente, Said come mujaheddin, come soldato per Allah sufanatallah, va con altri fratelli per lapidarlo, per fare il saa no". Così Maria Giulia Sergio su skype con la sorella Marianna il 5 gennaio scorso dalla Siria, spiega che il marito Aldo Kobuzi detto Said è andato a lapidare un adultero. La sorella, secondo quanto riportano gli inquirenti, alla notizia "ride". La madre Assunta, intervenuta nella conversazione, commenta: "Bene".

Onori e oneri di essere sposa di un mujahed: "Non puoi pretendere di parlargli tutte le sere come se fosse un marito comune che torna dal lavoro alle otto". Eì la telefonata del 5 gennaio scorso in cui la donna, secondo quanto contestualizza il gip Ambrogio Moccia nell'ordinanza di arresto, "confida alla madre e alla sorella di avere qualche difficoltà con le donne della famiglia del marito e ribadisce che il marito è un mujahed, impegnato nel compimento del jihad, totalmente concentrato nella sua missione religosa e dunque non può essere distratto da banali questioni terrene legate a beghe famigliari".

LA GENTE DI INZAGO -  "Sono una famiglia perbene, li conoscevamo da una vita, secondo me sono stati plagiati". È quanto affermano alcuni concittadini amici del papà e della mamma di Maria Giulia Sergio. A raccontare con discrezione di loro sono alcuni conoscenti in un bar del paese in cui vive la famiglia di lei, a Inzago, una ventina di chilometri fuori Milano, tra le campagne. "Si sono fatti trascinare - dice una signora che conosce bene il padre di Maria Giulia - tanto che anche lui si era avvicinato alla religione islamica e si era fatto crescere una folta barba. Mi ricordo quando gli urlavo 'Sergio, cosa fai con quella barba lì?' e lui sorrideva da uomo tranquillo quale era". 

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