Tornei di calcio solo per cinesi, mister Hu: "Li faccio innamorare del pallone"

Inter sotto l'ala del gruppo Suning e misteriosi imprenditori in campo per il Milan. Intanto crescono i tifosi e i calciatori orientali: Milano conta già tre squadre

Massimiliano Jiang e Massimo Hu

Massimiliano Jiang e Massimo Hu

Milano, 7 giugno 2016 - L'Inter è passata ufficialmente sotto l’ala del gruppo Suning e il Milan attende l’"outing" di un misterioso consorzio cinese pronto ad aggiudicarsi l’altra fetta di San Siro. Fine di un’epoca. Intanto cresce il tifo cinese sugli spalti e ci sono pure nuove formazioni pronte al fischio d’inizio. La nuova epoca è già in centrocampo. A Milano si contano almeno tre squadre di calcio composte esclusivamente da cinesi di prima e di seconda generazione ed è stata creata Yihua Sport, un’associazione che ha il suo quartier generale in città, basi operative a Roma e Firenze, e promuove tornei lungo tutto lo Stivale.

L’idea è nata giusto un anno fa da quattro soci - Massimo Hu, Massimiliano Jiang, Matteo Fu e Liang - sulle ceneri dell’Asia Soccer, che aveva fatto il suo esordio nel 2013 radunando team sparsi in tutta Italia con una formula: chi vinceva il torneo aveva l’onore di organizzare il successivo. Non tutte le città erano però strutturate. Così da Milano, Roma e Firenze è stata avviata una nuova macchina che organizza raduni di calcio (ma anche di basket, biliardo e presto di beach volley e badminton) a cui arrivano a partecipare anche una quindicina di squadre, tutte composte esclusivamente da giocatori di origine cinese. "Quando c’è competizione si è più motivati, non è come giocare all’oratorio. L’obiettivo adesso è organizzare tornei europei, con squadre delle comunità cinesi presenti in Francia, Germania, Belgio", spiega Massimo Hu, che è anche capitano e allenatore di China Power Milano, "la squadra dei veterani".

È partito tutto da qui. Cuciti sulle maglie il nome la storia di un’azienda elettrica cinese. Oggi sono in 17 i giocatori, dai 18 ai 34 anni, studenti e lavoratori. L’ultima sfida calcistica è stata organizzata proprio sotto l’ombra della Madonnina con i padroni di casa che hanno perso la finalissima ai rigori, conquistando però una meritata seconda posizione. Ci si organizza sui social network, utilizzando we-chat, il sistema di messaggistica più utilizzato dagli orientali. "I tornei sono organizzati in amicizia – sottolinea Hu –, per avvicinare i cinesi, fare squadra e rompere le leggende e i tabù degli italiani che ancora vedono la comunità cinese chiusa in se stessa". Partendo dal pallone, perché no. Se anche in Cina il governo sta spingendo sul calcio, che mira a sorpassare il basket come sport nazionale, il fermento arriva fin qui, in una delle patrie del calcio. Ai piani alti e non solo.

L'idea del Dragone alla guida delle squadre milanesi è stata salutata con entusiasmo dalla comunità cinese meneghina, non tanto e solo per la provenienza. «Ormai per l’Inter è cosa fatta, da rossonero però sto aspettando il mio Milan – confessa mister Hu – perché un ciclo è finito e manca un progetto per riportare la squadra in alto. Ma chi entra deve tenere alla maglia, non venderla dopo un anno. Bisogna metterci il cuore per far tornare la gente allo stadio". E Massimo al vecchio Meazza tornerebbe di corsa: "Ricordo ancora Milan-Roma del ’96, vincemmo grazie a un gol di Marco Simone". Un’era fa.

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