Coppia dell'acido, la vittima "sbagliata" esce dall’ombra contro Boettcher

Stefano Savi. Fuori dall’ombra. Colpo di reni e gesto di coraggio. Lascia dietro sé bende, calotte facciali, pomate e disinfettanti. Li lascia a casa e per la prima volta entra a testa alta nell’aula del processo contro il re della coppia dell’acido, Alexander Boettcher di Marinella Rossi

Martina Levato e Alex Boettcher

Martina Levato e Alex Boettcher

Milano, 4 settembre 2015 - Stefano. Fuori dall’ombra. Colpo di reni e gesto di coraggio. Lascia dietro sé bende, calotte facciali, pomate e disinfettanti. Li lascia a casa e per la prima volta entra a testa alta nell’aula del processo contro il re della coppia dell’acido, Alexander Boettcher, che riprende con i primi testimoni d’accusa il 16 settembre. Stefano Savi, vittima tra le vittime. Il volto sfigurato per un «errore di persona» dai due al muriatico, Martina-Alex, così come racconta il loro complice Andrea Magnani. Studente alla Bicocca, 25 anni, driver di discoteche e “modellaro” (accompagnava le ragazze immagine), Stefano compare in questo brutto film - nel giorno sbagliato dell’ottobre 2014 - al “Divina”, la stessa disco di cui è habitué - quando non è in giro per il mondo a far foto di moda - Giuliano Carparelli: che sarebbe il vero target della coppia, per via del sesso mordi e fuggi con Martina (e dunque da “purificare”). Stefano non conosce Alex, non conosce Martina, non conosce Giuliano, ma gli somiglia molto.

E il 2 novembre paga con la sua faccia l’insensatezza del clan degli acidificatori. Alba, una secchiata lo raggiunge al volto mentre sta per entrare in auto nel cortile della sua villetta in via Quarto Cagnino, dove vive col fratello gemello e i genitori. Il nero accecante dell’acido lo accompagna da quel momento, il volto cancellato, orecchie e naso demoliti, oltre venti interventi ricostruttivi, e l’ultimo all’orecchio lo tiene impegnato da fine luglio per tutto agosto. Dieci mesi di buio. Ora Stefano sceglie la luce. Affiancato da suo padre Alberto, da amici e dal legale Andrea Orabona, salirà le scale del quarto piano di palazzo di giustizia per incontrare prima il pubblico ministero Marcello Musso e poi, da lui accompagnato, arrivare all’aula dell’undicesima penale in cui vedrà Alexander Boettcher. E Alexander vedrà lui, il ragazzo «sbagliato», come lui stesso disse al tirapiedi Andrea, subito dopo l’aggressione e come fulminato da una rivelazione. «Affrontare la realtà processuale - dice l’avvocato Orabona -: questo vuole fare Stefano, proprio come fanno tute le parti lese nella normalità». Scendere in battaglia senza nascondere la faccia. E per ora una piccola ma significativa battaglia, sia pur più prosaica, la sua difesa la vince sul fronte del risarcimento quantificato dai legali in tre milioni di euro, con il sequestro sancito dal gup Roberto Arnaldi della casa di Magnani di via Venosa.

Ma prima della ripresa del dibattimento, un’altra importanza scadenza occupa Boettcher: lunedì 7 settembre incontrerà per la prima volta il figlio avuto il 15 agosto da Martina Levato. San Vittore ha inoltrato all’autorità giudiziaria la richiesta di ingresso - da parte del Servizio sociale del Comune - del neonato, ospite di una comunità protetta , e di un’assistente sociale, una psicologa e due educatrici. E col parere favorevole in via urgente dato dal pubblico ministero Musso all’incontro padre-bambino, che avverrà, lo stesso 7 settembre «ma in differente orario», anche per madre e bambino, si chiede il via libera a stock di pannolini, biberon, scaldabiberon, latte artificiale e borsa frigo per ritirare il latte di Martina conservato a San Vittore, a ben due collegi (nona e undicesima sezione penale) e a un gip (coloro che hanno in carico la banda dell’acido) chiamati a urgentemente pronunciarsi.

marinella.rossi@ilgirono.net

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