Altro che sballo, l' "erba" è un affare: con la cannabis mattoni, vasi e pasta

Milano, apre il salone della canapa. E nasce la scuola di business

Michele Franzoni e i suoi mattoni

Michele Franzoni e i suoi mattoni

Milano, 18 novembre 2017 - Bistrattata, bollata come sostanza illegale. Impossibile da coltivare senza creare sospetti. La cannabis, specie la qualità “sativa”, esce dal ghetto ed entra nella dimensione del business. Storie e volti dai campi lo raccontano. Michele Franzoni, bresciano, dal 2015 costruisce case con ecomattoni in canapa e calce in tutto il Nord Italia. Il giro d’affari è in continua crescita, spiega, ma la difficoltà sta nel trovare il materiale, perché «da noi la filiera è ancora poco sviluppata e siamo costretti a importare tutto dalla Francia». Rachele Invernizzi, originaria della Valtellina e pugliese d’adozione, con la sua South Hemp ha messo in rete 250 aziende agricole che coltivano su 400 ettari di terreno, con l’obiettivo di raggiungere quota 600 ettari nel 2018.

Contadini convertiti alla canapa per venire incontro a una domanda che sale anno dopo anno, attirati anche dai costi più bassi rispetto ad altre colture per far crescere legalmente la pianta dai molteplici utilizzi: materiale per l’edilizia e l’industria della carta, ma anche cannabis light «per uso ricreativo», con contenuto di Thc entro i limiti di legge, ingrediente per alimenti e unguento utile per alcune terapie. Una corsa all’oro «verde», tanto che è nata la Cannabis Business School. Un percorso di formazione, con 34 docenti e circa 300 persone tra agricoltori, avvocati e imprenditori interessate ai corsi itineranti, dedicato a chi vuole lanciarsi nel business. L’interesse è testimoniato anche dalla folla di visitatori tra gli stand del Salone internazionale della canapa, che si è aperto ieri a Milano. Laureato in Ingegneria civile, dopo 15 anni di lavoro in un’azienda a Sesto San Giovanni Francesco Sammartino ha deciso di cambiare vita, lasciare la Lombardia e «tornare alla terra».

Ora lavora nella cooperativa agricola di famiglia, la Molino Crisafulli di Caltagorone, nel Catanese, dove accanto alla pasta tradizionale vengono prodotti alimenti con la ‘canapa siciliana’ tra gli ingredienti. Nel fine settimana, per imparare i trucchi del mestiere, frequenta un master in gestione aziendale a Milano. «La mia è stata anche una scelta di vita – spiega – per cercare di realizzare qualcosa di positivo nella mia terra». Rachele Inverinizzi nel 1989 ha lasciato Bormio e si è trasferita in Puglia. Qualche anno fa ha aperto una società a Crispiano, in provincia di Taranto, che acquista canapa da una rete di coltivatori. «Ci occupiamo della lavorazione di paglia di canapa che viene utilizzata per produrre carta, materiale edile e anche oggetti di design – spiega – Offriamo ai coltivatori semi le competenze per avviare l’attività». Dal 2013 la South Hemp cresce. E l’imprenditrice, vicepresidente dell’associazione Federcanapa, chiede alla politica di fare «ulteriore chiarezza» in un settore dove «c’è ancora troppa confusione ».

Il bresciano Michele Franzoni nel 2015 ha deciso di affiancare alla tradizionale attività nell’edilizia una linea di ecomattoni in canapa e marna, calce naturale, creando il marchio Bio Level. «C’è grande richiesta perché il materiale è resistente e ha ottime proprietà isolanti – sottolinea – mantiene il calore e protegge dal freddo. In Italia, però, è difficile trovare il materiale adatto, perché la produzione è ancora embrionale. Facciamo acquisti in Francia, dove ci garantiscono la fornitura di ottimo materiale in pochi giorni». Shopping Oltralpe anche per Mario Florian, che utilizza la canapa per produrre vasi per piante artigianali in mostra sul lido di Venezia, in spa e alberghi del Nord Italia. «In Italia la qualità del prodotto non è ancora al livello di quella francese – spiega Stefano Montagner, un collaboratore – ora ci sono ottime prospettive per chi decide di investire in questo settore».

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